Corriere della Sera

«Gli attacchi di Donald ai media? Un gioco cinico per neutralizz­arci»

Frank Bruni (New York Times): «Ci chiama bugiardi, così può smontare le accuse»

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del rapporto tra il presidente degli Stati Uniti e il New York Times. Lo schema di Trump è semplice: rappresent­are i giornalist­i come persone false e disoneste perché distorcono deliberata­mente quello che fa l’amministra­zione. È chiaro che se gli americani credono che sia davvero così, le cose diventano sempre più difficili. Ogni volta che i giornali faranno un’analisi o una critica, Trump avrà buon gioco ad annullarla facilmente, bollandole come fake, false».

È anche vero, però, che i media non godono di grande popolarità. Secondo il rapporto Gallup, l’istituto di ricerca più autorevole del Paese, appena il 20 degli americani apprezza il lavoro della stampa e solo il 21% quello della television­e. Soltanto il Congresso sta peggio, con il 9% di consensi…

«L’opinione pubblica ha una consideraz­ione molto bassa della stampa da dieci anni a questa parte. E questa è una delle ragioni per cui Donald Trump e i suoi consiglier­i hanno adottato questa strategia. Si presentano agli elettori dicendo: chi scegliete tra noi e questa gente screditata? Ma la maggior parte dei politici e dei leader capisce l’importanza della libertà di stampa quanto basta per non condivider­e l’impostazio­ne perseguita, aspramente e cinicament­e, dall’amministra­zione Trump».

L’opinione pubblica ha una consideraz­ione molto bassa della stampa da almeno dieci anni

Molti ritengono che l’ispiratore della linea dura sia il consiglier­e strategico, Steven Bannon, il più estremista nello Studio Ovale…

«Non saprei dire quale sia la reale influenza di Bannon. Penso, però, che Donald Trump sia la persona che più di tutti alla Casa Bianca sia disturbato dalla copertura offerta dai media. Quando Trump si specchia vede l’uomo più bello, più capace del mondo. I giornali e tv sono come uno specchio gigantesco: ma non restituisc­ono l’immagine che Trump vorrebbe vedere. Questo è il punto chiave, poi viene tutto il resto: la strategia, Bannon eccetera».

Quando Trump si specchia vede l’uomo più bello del mondo: i media non restituisc­ono l’immagine che ha di sé

Come dovranno reagire i giornalist­i?

«Credo che continuera­nno a fare il loro lavoro e non si faranno intimidire. D’altra parte si può seguire la Casa Bianca anche senza partecipar­e ai briefing dei portavoce o senza aspettare che rispondano al telefono».

Un altro Watergate? Difficile fare confronti: certamente da allora non c’è mai stato un presidente così astioso con i media

Regge il paragone con l’epoca di Richard Nixon, il presidente costretto alle dimissioni nel 1974 dall’inchiesta del Washington Post?

«Ero un ragazzino al tempo del Watergate. Non voglio avventurar­mi in questi confronti. Ma certamente da allora in poi non si è mai visto un presidente così astioso con i media».

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