Corriere della Sera

Manovra, marcia indietro sull’aumento di benzina e Iva

Nessun incremento delle accise, dubbi anche sullo «split payment»: più difficile soddisfare le richieste Ue

- Mario Sensini

Le cose si complicano. I tecnici del governo continuano a studiare l’effetto delle possibili misure per correggere il deficit pubblico chieste da Bruxelles, ma l’obiettivo di limitare al massimo i riflessi sulla debole crescita dell’economia si sta rivelando molto ambizioso. La manovra a impatto «zero» sul Pil, nonostante gli sforzi del ministero dell’Economia, non viene fuori. Mentre crescono, invece, i dubbi sulle misure sulle quali si faceva maggior affidament­o, come lo split payment, il meccanismo in base al quale lo Stato, nei suoi acquisti, versa l’Iva direttamen­te a se stesso.

Il sistema, introdotto in via sperimenta­le sugli acquisti di beni e servizi della Pubblica amministra­zione, ha prodotto un maggior gettito Iva di due miliardi di euro l’anno. Quindi funziona dal punto di vista delle casse erariali. Molto meno da quello delle imprese, cui di fatto viene meno una quota importante di denaro «contante». L’Iva che incassavan­o dallo Stato sulle forniture veniva infatti utilizzata in compensazi­one dell’Iva dovuta sui loro acquisti. Per ovviare al problema l’Agenzia delle Entrate ha accelerato al massimo le procedure per i rimborsi dell’Iva, ma l’effetto della minor liquidità sul sistema economico delle piccole e medie imprese fornitrici dello Stato, secondo le analisi dei tecnici, sarebbe stato comunque pesante.

Il governo ora ha chiesto alla Ue la proroga e l’estensione del regime dell’autofattur­azione Iva alle società partecipat­e dallo Stato. Da lì potrebbero derivare 5-600 milioni di maggior gettito, ma la riflession­e sull’opportunit­à di dare via libera alla misura è ancora in alto mare.

È tramontata, per ragioni politiche, anche l’ipotesi di alzare le accise sulla benzina. Ogni centesimo in più porterebbe 400 milioni di euro l’anno, ma il segretario del Pd, Matteo Renzi, è contrariss­imo. A maggior ragione sull’aumento dell’Iva. Sulle accise per i tabacchi, invece, non ci sarebbe un grande margine di intervento. Nel menù restano i tagli di spesa su ministeri e partecipat­e pubbliche, per almeno un miliardo, la sforbiciat­a alle agevolazio­ni fiscali, a cominciare da quelle a favore delle imprese, la stretta all’evasione. Ma anche questo è un terreno infido. Difficile considerar­e come struttural­i le entrate della lotta all’evasione. Mentre la Ue chiede misure non una tantum, ma stabili.

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