Manovra, marcia indietro sull’aumento di benzina e Iva
Nessun incremento delle accise, dubbi anche sullo «split payment»: più difficile soddisfare le richieste Ue
Le cose si complicano. I tecnici del governo continuano a studiare l’effetto delle possibili misure per correggere il deficit pubblico chieste da Bruxelles, ma l’obiettivo di limitare al massimo i riflessi sulla debole crescita dell’economia si sta rivelando molto ambizioso. La manovra a impatto «zero» sul Pil, nonostante gli sforzi del ministero dell’Economia, non viene fuori. Mentre crescono, invece, i dubbi sulle misure sulle quali si faceva maggior affidamento, come lo split payment, il meccanismo in base al quale lo Stato, nei suoi acquisti, versa l’Iva direttamente a se stesso.
Il sistema, introdotto in via sperimentale sugli acquisti di beni e servizi della Pubblica amministrazione, ha prodotto un maggior gettito Iva di due miliardi di euro l’anno. Quindi funziona dal punto di vista delle casse erariali. Molto meno da quello delle imprese, cui di fatto viene meno una quota importante di denaro «contante». L’Iva che incassavano dallo Stato sulle forniture veniva infatti utilizzata in compensazione dell’Iva dovuta sui loro acquisti. Per ovviare al problema l’Agenzia delle Entrate ha accelerato al massimo le procedure per i rimborsi dell’Iva, ma l’effetto della minor liquidità sul sistema economico delle piccole e medie imprese fornitrici dello Stato, secondo le analisi dei tecnici, sarebbe stato comunque pesante.
Il governo ora ha chiesto alla Ue la proroga e l’estensione del regime dell’autofatturazione Iva alle società partecipate dallo Stato. Da lì potrebbero derivare 5-600 milioni di maggior gettito, ma la riflessione sull’opportunità di dare via libera alla misura è ancora in alto mare.
È tramontata, per ragioni politiche, anche l’ipotesi di alzare le accise sulla benzina. Ogni centesimo in più porterebbe 400 milioni di euro l’anno, ma il segretario del Pd, Matteo Renzi, è contrarissimo. A maggior ragione sull’aumento dell’Iva. Sulle accise per i tabacchi, invece, non ci sarebbe un grande margine di intervento. Nel menù restano i tagli di spesa su ministeri e partecipate pubbliche, per almeno un miliardo, la sforbiciata alle agevolazioni fiscali, a cominciare da quelle a favore delle imprese, la stretta all’evasione. Ma anche questo è un terreno infido. Difficile considerare come strutturali le entrate della lotta all’evasione. Mentre la Ue chiede misure non una tantum, ma stabili.