TRUMP DENIGRA PARIGI PER ATTACCARE L’EUROPA (E ROVINA UN’ALLEANZA)
«Parigi non è più Parigi e io non ci vado più». Donald Trump riporta le parole di un amico a sostegno di un messaggio ormai ripetitivo alla Casa Bianca, quello dell’Europa insicura, assediata da clandestini e terroristi ed esempio emblematico di come non si deve fare per affrontare i problemi di sicurezza e immigrazione. La sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, replica con ironia, si fa fotografare con Minnie e Topolino e afferma che gli americani stanno tornando in massa dopo il drammatico calo seguito alla stagione degli attentati. Il presidente Hollande, la butta sull’etica politica: non è positivo esprimere sfiducia verso un Paese amico. Fra le tante battute di pancia e improvvisazione di Trump, questa non è tuttavia la più lontana dalla verità. Che Parigi sia un po’ cambiata sotto i colpi del terrorismo (e della crisi economica) è un’evidenza per tutti coloro che ci vivono e la visitano. È cambiato lo spirito collettivo, quel «clima» che nel cinema e nella letteratura diventa immagine identitaria. Ma Trump non pensa evidentemente alla Parigi di Hemingway e Woody Allen che gli americani hanno in testa, né alla Parigi di Sabrina. Denigrando Parigi, Trump colpisce una certa idea di Europa, di modello di vita e società, lontano dal suo modello di America che alza muri economici e sociali. Dimentica, il presidente americano, che anche New York è cambiata dopo gli attentati alle Torri Gemelle e che lui stesso è appunto espressione di un’America che ha cambiato sensibilità. Ma così si attenuano sempre più quei legami di solidarietà e amicizia fra Usa ed Europa considerati fino ad oggi indissolubili. Quei legami che fecero dire a Kennedy «Ich bin ein Berliner» all’indomani della costruzione del Muro e a milioni di europei «siamo tutti americani» dopo l’11 settembre. Ma Trump non si sente né parigino, né berlinese, né europeo.