Corriere della Sera

Il musical dei record I 20 anni di «Grease» sempre in scena Il regista: vincono i sentimenti vintage

- Maurizio Porro

Grease come brillantin­a, capelli unti, hamburger, patatine, colate di grasso sull’America anni 50. Il musical rock che Jim Jacobs e Warren Casey dedicarono a quest’innocente generazion­e Usa avviata all’obesità, è nato in un garage di Chicago, passando dall’off all’in Broadway per 3.388 recite dal 14 febbraio '72, con Travolta (star anche del film) e poi Richard Gere. Anche l’edizione italiana dello show, che debuttò il 4 marzo '97 con la Compagnia della Rancia di Saverio Marconi, festeggia 20 anni no stop, caso unico.

Per l’occasione un’edizione tutta nuova che Marconi prova, con orchestra dal vivo di 9 elementi. «Il successo è sempre un mistero — dice —. È una storiella semplice col gusto d’allora, ha lanciato il vintage ma ora per me è un racconto visivo di luci e atmosfere con scenografi­e, arrangiame­nti, costumi diversi». La storia, in soldoni sentimenta­l rock, vale come ieri: il nuovo Danny, Guglielmo Scilla, è lo youtuber 29enne Willwoosh, 80 milioni di visualizza­zioni dei suoi video, autore di un libro sulla Morte, la fiction «Baciato da sole» in tv: «Con Grease mi diverto, penso a un Danny moderno, una storia eterna, il tipico ragazzo goffo che nasconde i sentimenti. Su YouTube sei nudo solo psicologic­amente e parli di te, in scena danza e canto ti spogliano in altro modo. È una fatica pazzesca, ma aiuta l’energia collettiva». Si sono passati il testimone in molti in Grease, 247 artisti e tecnici, 168 città, con 1547 repliche, un via vai di registi come Bellone, Angelini, Iacomelli, oggi l’aiuto Mauro Simone, e sempre un budget elevato.

«Il fatto è — dice Marconi — che le equazioni affettive sono sempre le stesse, così il bullismo e il perbenismo all’acqua di rose, la sfacciatag­gine sessuale di Rizzo, lui che fa il duro ma è un tenerone e c’è anche una canzone in più, inedita, di Kitt e Yorker, “Ho bisogno di un angelo”, che Frenchy canta seduta su un hamburger». Il nuovo Danny-Scilla per il regista non è più il modello Travolta, ma il suo prolungame­nto socio antropolog­ico. Sarà l’ultima volta? «Mai dire mai».

La verità è che Grease ha segnato una generazion­e e ha fatto fare un balzo in avanti alle quotazioni del musical in Italia. Dice Massimo Romeo Piparo, regista di Jesus Christ Superstar e di Evita:«Grease è lo spettacolo che ha acceso la luce sul genere per il grande pubblico, ha dimostrato che ce la possiamo fare anche noi. Il musical ha avuto il suo periodo d’oro, 17 settimane della Febbre del sabato sera a Milano, poi la crisi e l’inflazione di prodotti mediocri: ora è in leggera ripresa, si è fatta una selezione naturale, ma non basta più solo la parola, ci vogliono i talenti e la gente è portata a scegliere sempre gli stessi classici, tanto che ora riprendo Mamma mia!». A Marconi piace sperimenta­re, specie coi giovani della sua scuola e in giugno mette in scena addirittur­a un musical tratto da La casa di Bernarda Alba. «Come sta il musical? Ci sono scuole di performer, ma pochi autori e il pubblico sta scemando».

Del cast della prima volta, quando c’era anche Amadeus, oggi è rimasta, in altro ruolo, Ilaria Amaldi, ma le star hanno un amarcord magnifico di questa brillantin­a: «Lo spettacolo mi è rimasto sempre nel cuore, l’ho fatto per tre stagioni, 365 recite, ho smesso quando aspettavo i due gemelli» dice Lorella Cuccarini. Così Giampiero Ingrassia: «La sera del 4 marzo di 2o anni fa fu magica e indimentic­abile, frutto di due mesi di prove e per me di un film mitico, quindi un sogno vero, era l’immaginari­o rock del college dei tempi, c’era grande energia: se mi volto indietro, ogni volta mi emoziono di nuovo».

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