Corriere della Sera

«Un nuovo debutto pensando a Strehler»

Giulia Lazzarini: nella pièce «Emilia» il valore della memoria, recitare è affacciars­i su un precipizio

- Emilia Costantini

E quando il suo “piccolo” finirà nei guai, non esita a immolarsi per lui, dichiarand­osi colpevole di un omicidio che non ha commesso. Perché Emilia non è mai stata una semplice balia, non era una che “stava a servizio”, ma una di quelle persone che, per lavoro, fanno del bene agli altri. In alternativ­a alla bambinaia, avrebbe potuto farsi suora».

Lo spazio scenico è un luogo funzionale all’amore, tra passato e presente: «Emilia porta con sé la memoria e, ritrovando il suo Walter, dovrà ora confrontar­si con legami familiari contrastat­i, che celano inquietant­i segreti. Un mondo di bei ricordi che fa i conti una realtà dolorosa».

Nei ricordi personali di Lazzarini prevale quello di Strehler, di cui ricorrono vent’anni dalla scomparsa: «Cercava una piccola Anja per il suo Giardino dei ciliegi. Avevo 19 anni, ne dimostravo 15. Mi metteva soggezione e, quando mi sgridava L’ultimo concerto della stagione della Filarmonic­a della Scala è l’occasione per conoscere il pianista Alessandro Taverna, 33enne veneto di cui si parla un gran bene. Lo si misura come solista nel Concerto n.2 di Liszt, pagina decisament­e fuori dai canoni affrontand­o la quale Taverna rivela un suono chiaro e omogeneo, tecnica sicura e un fraseggio libero e arioso, un po’ «vecchia scuola», che lo distingue dalla maggioranz­a dei coetanei. Insomma, è un pianista vero. Non sa di laboratori­o. È tutto da seguire. Ancor più sorprenden­te tuttavia è la prova di Fabio Luisi per qualcosa che non gli piaceva nella mia recitazion­e, gli altri attori più anziani mi consolavan­o dicendo non gli dare retta, poi gli passa, e così accadeva. Ho imparato a conoscerlo col tempo: era capace di infuriarsi per una piccolezza, ma tanto generoso». Una carriera, quella di Giulia, costruita quasi interament­e al Piccolo di Milano, ma anche sul grande schermo, recentemen­te nel film Mia madre di Nanni Moretti: «Rammento l’impression­e che mi fece quando entrai Intensa Giulia Lazzarini (82 anni) durante uno spettacolo del 2015 la prima volta in via Rovello: i camerini erano le ex celle di quello che, durante la guerra, era stato un luogo di tortura e che invece era trasformat­o in un luogo dove si faceva arte. Alle urla dei condannati si sostituiva­no gli schiamazzi degli attori: una sensazione meraviglio­sa. A quel tempo si “viveva” il teatro, oggi si “fa” teatro: era una religione laica». Strehler diceva che «per Giulia niente è facile, tutto ciò che fa sulla scena le appare difficile, problemati­co e le costa una grande fatica interiore».

Conferma lei: «Era una lotta con me stessa, e lui lo sapeva, ma ero felice per ciò che facevo e, ricordando­lo, provo una gioiosa nostalgia».

È felice anche oggi per questa ennesima interpreta­zione: «Con Tolcachir è una avventura esaltante. I ricordi del passato sono il nostro bagaglio e me li tengo ben stretti, ma è fondamenta­le misurarsi con autori contempora­nei. È un po’ come continuare, a 82 anni, ad affacciars­i sul bordo di un precipizio».

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