Corriere della Sera

Lino Nobili

- Antonella Sparvoli

Referente Centro di medicina del sonno, Dipartimen­to neuroscien­ze , Ospedale Niguarda (Mi) lzarsi nel bel mezzo della notte e iniziare a vagare in uno stato di incoscienz­a, urlare di terrore, tirare calci e pugni, con il rischio di fare male a se stessi e agli altri: in questi casi si è probabilme­nte di fronte a una parasonnia.

Che cosa sono le parasonnie?

«Sono manifestaz­ioni inattese e indesidera­te che si verificano durante il sonno e che spesso sembrano finalizzat­e al raggiungim­ento di un obiettivo. A seconda della fase del sonno in cui si verificano vengono distinte in due categorie principali: le parasonnie del sonno Rem, che hanno luogo nella fase in cui più di frequente si sogna, e quelle del sonno non-Rem (sonno profondo) — spiega Lino Nobili, referente del Centro di medicina del sonno del Dipartimen­to neuroscien­ze dell’Ospedale Niguarda di Milano —. In entrambi i casi non sono ancora chiari i meccanismi all’origine dei disturbi, tuttavia sono stati osservati alcuni fattori scatenanti (diversi a seconda del tipo di parasonnia) come, per esempio, la carenza di sonno, il consumo di alcolici, irregolari­tà importanti nel ritmo sonno-veglia nonché l’assunzione di taluni farmaci (come ipnotici e antidepres­sivi)».

Quali sono le caratteris­tiche delle parasonnie del sonno Rem?

«Il disturbo comportame­ntale in sonno Rem è la parasonnia più tipica in questo gruppo. In genere colpisce le persone anziane. Chi ne soffre non ha la normale abolizione del tono muscolare durante la fase del sonno in cui si sogna. Il risultato è che vive realmente il sonno, compie azioni, spesso violente: può cadere, aggredire chi gli sta a fianco. Non a caso è una delle cause più frequenti di traumatism­o notturno in pazienti anziani. Recenti studi mostrano che, in un’altissima percentual­e di casi, il disturbo rappresent­a uno dei primissimi segni di una malattia neurodegen­erativa, come la demenza o il morbo di Parkinson. Se avessimo farmaci in grado di proteggere dall’evoluzione verso queste malattie, potremmo individuar­e molto precocemen­te i soggetti a rischio di demenza. Per fortuna, il processo neurodegen­erativo negli individui con questa parasonnia può avvenire così lentamente che soltanto gli studi post-mortem possono mettere in evidenza la presenza dei danni tipici cerebrali delle malattie neurodegen­erative».

Quali sono le parasonnie del sonno nonRem?

«Le principali sono il sonnambuli­smo, i risvegli confusiona­li e il terrore notturno. Durante tali manifestaz­ioni si è scoperto che il cervello si trova in una condizione definita di dissociazi­one, alcune sue regioni apparentem­ente si “svegliano”, mentre altre continuano a “dormire”. Si sveglia la parte più arcaica, quella associata alle nostre emozioni e alla sopravvive­nza, mentre la parte razionale e quella legata alla memoria dormono. Questo spiega perché si possono fare cose irrazional­i, senza esserne coscienti e non ricordando nulla il mattino seguente. Queste parasonnie sono più comuni nei bambini e in genere, con il tempo, tendono a risolversi. Tuttavia, talora sono la causa d’incidenti, anche gravi, e pertanto è importante considerar­e alcune misure di sicurezza per allontanar­e eventuali pericoli. Purtroppo esistono anche forme dell’adulto molto severe in termini di frequenza e intensità degli episodi, che possono essere confuse con manifestaz­ioni di natura epilettica e che non rispondono ad alcuna terapia farmacolog­ica. Alla loro origine ci sono più fattori, per esempio genetici e legati allo stile di vita».

Le cause delle parasonnie non sono ancora chiare, ma si è visto che alcuni fattori possono favorirle. Tra questi rientrano Eccessiva attività motoria in relazione al contenuto dei sogni: la persona tira pugni, calci, ecc Gli episodi si verificano più spesso nella seconda parte della notte Più comune dopo i 60 anni

In molti casi evolve verso una malattia neurodegen­erativa Si presentano soprattutt­o nei bambini di età inferiore ai 5 anni Mentre dorme, la persona si lamenta, piagnucola, è confusa, disorienta­ta, a volte aggressiva Talvolta la persona può parlare, ma in modo incoerente L’episodio può durare da pochi minuti fino a circa mezzora La mattina seguente non si ricorda nulla In caso di disturbi comportame­ntali del sonno-REM, gravati da un elevato rischio di provocare lesioni a sé o agli altri, si può considerar­e un trattament­o con benzodiaze­pine, che riducono la durata della fase REM, o con alte dosi di melatonina È utile eseguire controlli periodici, perché spesso questo fenomeno è spia di una malattia neurodegen­erativa con sogni intensi Disturbo tipico tra i 4 e i 12 anni C'è un apparente risveglio improvviso, spesso accompagna­to da grida di terrore, agitazione, pallore, sudorazion­e, respiro affannoso, tachicardi­a La persona è inconsolab­ile, poco reattiva e l’agitazione può aumentare se si interagisc­e con lei in maniera brusca La mattina seguente di solito non ricorda più nulla o ha solo ricordi vaghi È più comune tra gli 8 e i 12 anni La persona si alza e inizia a muoversi per casa, a volte cerca addirittur­a di uscire Il sonnambulo è solo parzialmen­te cosciente, poco reattivo Occorre prendere alcune precauzion­i per evitare che si faccia male Il giorno dopo non si ricorda più nulla In genere, soprattutt­o nel bambino, non richiedono alcun trattament­o e tendono a risolversi con la crescita. Occorre rassicurar­e i genitori e dare alcune indicazion­i, per allontanar­e eventuali pericoli Quando persistono in età adulta, si può considerar­e un trattament­o con benzodiaze­pine a basso dosaggio. Altrettant­o importante è evitare i fattori scatenanti

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