Corriere della Sera

Cure «senza frontiere» per i malati rari d’Europa

Al via il network che garantirà diagnosi e terapie più omogenee

- M.G.F. Maria Giovanna Faiella

hiara (nome di fantasia) è solo una bambina, ma il suo corpo invecchia precocemen­te a causa di una malattia rara, la progeria. Lorenzo lotta contro la sindrome di Stargardt. Maria ha una patologia, ancora senza un nome, di cui soffrono solo 5 bambini al mondo. Immaginate per un attimo di essere uno dei tanti malati rari, di sentirvi dire che non esistono cure per la vostra condizione, o che le terapie disponibil­i non sono efficaci o, peggio ancora, che la malattia è sconosciut­a agli stessi dottori.

«L’80-90% delle malattie rare sono genetiche e, nonostante i progressi scientific­i, ancora oggi ci sono migliaia di malati che non hanno nemmeno il diritto di sapere di che malattia soffrono — dice il genetista Bruno Dallapicco­la, direttore scientific­o dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma — . In Europa sono nate associazio­ni di pazienti senza diagnosi che ci chiedono di non dimenticar­ci di loro. Oggi, grazie anche alla rivoluzion­e tecnologic­a che ha investito la genetica negli ultimi anni, abbattendo notevolmen­te i costi, è possibile in molti casi individuar­e in tempi più veloci i meccanismi genetici alla base delle malattie “senza nome”. Significa evitare ai diretti interessat­i e alle loro famiglie percorsi lunghi e tortuosi per giungere a una diagnosi, capire se esiste una cura o sviluppare nuove terapie».

La buona notizia, che arriva alla vigilia della Giornata mondiale delle malattie rare (si veda box in alto), è che ci sarà un ulteriore strumento per rendere più efficace la lotta alle malattie rare: le ERN — Reti europee di riferiment­o — previste dalla Direttiva europea sui diritti dei pazienti alle cure transfront­aliere, che decolleran­no ufficialme­nte il prossimo 9 marzo a Vilnius. «Permettera­nno Circa 6 mila Le malattie rare I nuovi Lea, Livelli essenziali di assistenza, in attesa di essere pubblicati in Gazzetta ufficiale per poter entrare in vigore, prevedono l’inseriment­o di 110 nuove patologie nell’elenco delle malattie rare. Le relative prestazion­i necessarie per la diagnosi e il trattament­o, quindi, saranno erogate in regime di esenzione, senza comparteci­pazione al costo. «È un passo in avanti — commenta Tommasina Iorno, presidente di Uniamo, Federazion­e italiana Malattie Rare onlus — . Auspichiam­o, però, che questo aggiorname­nto sia periodico e continuo, perché ogni giorno si scoprono nuove malattie rare». on la ricerca le possibilit­à sono infinite» è lo slogan scelto quest’anno da Eurordis, Federazion­e europea per le malattie rare, per la decima Giornata mondiale che si celebra il 28 febbraio. La speranza comune dei malati rari, infatti, è avere risposte ai loro bisogni, che si tratti della diagnosi, di una cura o di una migliore assistenza. In Italia la giornata è coordinata da Uniamo, Federazion­e italiana Malattie Rare onlus. Tantissime restano ancora in un “limbo” che rende più difficile la diagnosi, la terapia, l’assistenza dei pazienti. Sulle malattie rare senza diagnosi o senza nome si stanno concentran­do gli sforzi dei ricercator­i a livello internazio­nale. «Per dare risposte a questi pazienti senza diagnosi, assieme ai National Institutes of Health - NIH degli Usa, coordiniam­o la “Rete internazio­nale delle malattie senza nome” — spiega Domenica Taruscio, dell’Iss —. Solo condividen­do i dati con altri partner, possiamo cercare di trovare il cosiddetto “secondo caso”». sa in carico dei malati rari, dalla diagnosi tempestiva ai trattament­i appropriat­i. Allo stesso tempo sarà possibile accelerare la ricerca di base e traslazion­ale, cioè portarla al letto del paziente. Di certo, in questi nuovi contesti dovranno circolare informazio­ni aggiornate e validate, le migliori pratiche cliniche, le immagini diagnostic­he o, se necessario, i campioni biologici, e non i pazienti».

Sono 24 le Reti di riferiment­o approvate dalla Commission­e europea e riguardano specifici gruppi di malattie rare, come quelle neurologic­he, cardiache, polmonari, ossee, renali, oculari, della cute, del tessuto connettivo e muscolosch­eletrico, fino alle sindromi genetiche di predisposi­zione ai tumori. L’Italia ha un ruolo di primo piano nelle ERN, con la partecipaz­ione di circa un centinaio di Centri che avevano già superato nel nostro Paese una selezione fatta, sulla base dell’esperienza clinica, da un apposito Organismo nazionale istituito con Decreto del Ministero della Salute.

Una di queste Reti europee, “Ithaca”, che si occupa delle malformazi­oni congenite e delle disabilità cognitive rare, è già operativa. Vi partecipan­o otto centri italiani che si riuniranno il 27 febbraio a Roma all’ospedale pediatrico Bambino Gesù.

«Ci sono malattie rarissime di cui soffrono solo 4-5 persone al mondo, ma sono centinaia le condizioni che interessan­o lo sviluppo mentale — spiega Dallapicco­la — . In Italia abbiamo una rete nazionale per le malattie rare che funziona abbastanza bene ma, grazie a Ithaca, potremo confrontar­ci con altri centri europei e condivider­e esperienze individual­i, anche se in parte già lo facciamo».

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