Sfiducia a Lotti, il voto al Senato
In Aula la sfiducia dei 5 Stelle. Neanche FI la voterà Dagli scissionisti documento di censura: via le deleghe
Si voterà in Senato, il prossimo 15 marzo, la sfiducia che il Movimento 5 Stelle ha presentato contro il ministro dello Sport, Luca Lotti, per la vicenda Consip. Vincenzo Caso, M5S: «Nessun alibi al Pd». Il dem Zanda: «La bocceremo con i voti della maggioranza».
La mozione di sfiducia individuale contro il ministro dello Sport Luca Lotti (Pd), indagato per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta Consip, verrà discussa e votata mercoledì 15 marzo al Senato. Grazie ai 42 senatori di Forza Italia e all’«assenza» dei 14 «scissionisti» che hanno seguito Bersani, il Pd ha i numeri per respingere l’attacco frontale dei grillini (sostenuti soltanto da Sel e dalla Lega). Ma, per il governo, quella che ci separa dal voto si annuncia come una settimana di passione.
I 14 bersaniani di Mdp (Democratici e progressisti), pur ribadendo fedeltà alla maggioranza, hanno invitato Lotti a dimettersi perché così hanno fatto in passato, su richiesta dell’ex premier Renzi, almeno tre ministri: Idem, Lupi e Guidi. E poi c’è il caso Cancellieri (il ministro della Giustizia del governo Letta sulle cui dimissioni Renzi esercitò, non ottenendole, un forte pressing): «Io — ha detto Enrico Letta da Giovanni Floris a La7 — non userò nei confronti di Renzi mai il comportamento che Renzi ha usato nei miei confronti. Credo che su questi temi ci sia bisogno di essere seri, di potersi guardare allo specchio, di rispondere alla propria coscienza».
Al Senato, la tattica ha prodotto l’annuncio di una inedita «mozione di censura» contro Lotti messa in cantiere da Mdp per esercitare pressione sul più renziano dei ministri. I nuovi gruppi fondati dai bersaniani, infatti, non possono votare la mozione di sfiducia dei grillini (altrimenti potrebbero mettere in crisi proprio il governo che intendono sostenere) e così si posizionano sulla richiesta di dimissioni di Lotti o, quanto meno, di ritiro delle deleghe al ministro dello Sport.
Oggi il capogruppo Paolo Romani riunirà i senatori di Forza Italia per decidere quali
sono le modalità di un sostanziale no alla sfiducia individuale: votare con il Pd oppure astenersi «dal voto» in modo da abbassare il quorum? Sullo stesso fronte si muovono i senatori di Cor (Raffaele Fitto), i verdiniani (da sempre allergici alla sfiducia individuale per motivi giudiziari) e altri gruppi sparsi.
Gaetano Quagliariello (Idea) ha depositato una mozione con cui si impegna il governo, e in particolare il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ad azzerare i vertici
della Consip, la società del Tesoro che cura i grandi appalti per la pubblica amministrazione. Proprio oggi, Padoan risponderà alla Camera al question time sull’inchiesta Consip. Ma è il voto al Senato sulla mozione Quagliariello il passaggio più delicato. Per più motivi: uno, perché Forza Italia, grillini e bersaniani potrebbero mettere in minoranza il Pd; due, perché, paradossalmente, l’azzeramento dei vertici Consip manderebbe a casa l’ad Luigi Marroni che poi è «il» testimone dell’accusa
che attribuisce anche a Lotti la fuga di notizie sulle microspie piazzate dai carabinieri.
A questo punto manca solo una decisione del presidente Pietro Grasso per l’approdo in Aula della mozione di sfiducia individuale presentata dai grillini (difesa con i denti dalla capogruppo del M5S Michela Montevecchi). Mentre per le altre mozioni (quella di censura e quella sulla Consip) il calendario è tutto da stabilire.
Le critiche di Letta Letta: non userò mai nei confronti di Renzi il comportamento che lui ha usato con me