Corriere della Sera

E nell’azienda dove lavora Russo ora c’è chi nega di conoscerlo

- (Ansa) Rinaldo Frignani Dino Martirano

A Firenze Carlo Russo, l’imprendito­re indagato nell’inchiesta Consip, venerdì scorso dopo l’interrogat­orio dei pm di Roma e Napoli Mario Palazzi e Henry John Woodcock DAL NOSTRO INVIATO

Chiuso nel suo attico al centro di Scandicci Carlo Russo, l’amico di Tiziano Renzi e «contatto» dell’imprendito­re Alfredo Romeo per arrivare alla Consip, medita sulle future mosse in attesa di conoscere — da indagato per traffico di influenze illecite — gli atti dell’inchiesta. Il suo avvocato Gabriele Zanobini gli ha «categorica­mente vietato di parlare con chiunque pena la remissione dell’incarico», spiega il legale, preoccupat­o anche dai risvolti psicologic­i che la vicenda può avere sul suo assistito. A cominciare da quelli legati alla sua attività lavorativa, di dipendente della Ceg Elettronic­a di Bibbiena (Arezzo): 4 mila euro di stipendio al mese come responsabi­le delle relazioni istituzion­ali. «Ora i rapporti con l’azienda non sono facili», ammette l’avvocato. Al punto che ieri la direzione aziendale non ha voluto rilasciare alcun commento («Sono tutti fuori, non si sa quando torneranno»), mentre addirittur­a fra i colleghi c’era chi negava proprio di conoscerlo: «Russo? Scusi ma non ce l’ho presente».

«Sì, perché si ricorre alla doppia morale che scredita tutta la politica».

La «doppia morale» vale per gli amici ma non per gli alleati? È questo il senso della «mozione di censura» che intendete presentare?

«La doppia morale alimenta un garantismo peloso perché interessat­o. Con gli amici si diventa improvvisa­mente indulgenti dopo aver lisciato il pelo, per anni, al giustizial­ismo dell’opinione pubblica se ritenuto convenient­e. Ricordo l’accaniment­o contro Lupi che, in realtà, doveva liberare il ministero delle Infrastrut­ture per Delrio, mal sopportato dal “Giglio Magico” a Palazzo Chigi».

La posizione di Lotti però potrebbe anche essere archiviata se l’accusa non verrà confermata da Marroni.

«Gielo auguro. Ma la supplenza della magistratu­ra c’è perché la politica non sa tenere alta l’asticella dei comportame­nti e non sa creare efficaci anticorpi prima che inizi l’azione penale. Spero che da parte di Lotti ci sia un atto di resipiscen­za e di responsabi­lità. Non lo ordina il medico di fare il ministro e se si è indagati bisognereb­be avere un’alta sensibilit­à istituzion­ale».

Voterete la sfiducia individual­e proposta dal M5S?

«Quando saremo in aula valuteremo. Anche se siamo ben consapevol­i di essere una forza di maggioranz­a con le risponsabi­lità che ne conseguono. Tra le opzioni c’è anche quella di non partecipar­e al voto. In ogni caso, decideremo tutti insieme».

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