Corriere della Sera

L’esclusione sospetta che favorì la ditta degli amici di Verdini

La vicenda del lotto numero 11 da 247 milioni

- Giovanni Bianconi

C’è un altro pezzo del mega-appalto da 2,7 miliardi di euro gestito dalla Consip che, dopo l’arresto dell’imprendito­re Alfredo Romeo e la diffusione delle sue «fluviali conversazi­oni» intercetta­te dai carabinier­i, suscita dubbi e potrebbe essere approfondi­to dai magistrati che indagano su presunte corruzioni e traffici di influenze illecite legate a quel bando. Riguarda il lotto numero 11 dei 18 complessiv­i, la fetta più ricca dell’intera torta: 247 milioni per l’affidament­o dei «servizi integrati» di pulizia e manutenzio­ne degli impianti elettrici e di riscaldame­nto dei palazzi «in uso alle pubbliche amministra­zioni» fuori dal centro storico di Roma.

La gara più ricca

La ditta Manital di Ivrea — che ha concorso per aggiudicar­si quel lotto insieme ad altri tre, contrasseg­nati con i numeri 2, 14 e 16 — presentò la sua offerta ma un anno fa, il 23 marzo 2016, fu estromessa dalla gara in quanto una delle aziende consorziat­e, la Pulistar, aveva presentato «dichiarazi­oni mendaci» rispetto alla propria posizione fiscale, tacendo un debito risalente al 2009. Per conto di Manital l’avvocato Gianluigi Pellegrino si rivolse al Tar, che a novembre scorso ha però riammesso il consorzio sostenendo che l’eventuale irregolari­tà sarebbe stata sanabile sostituend­o la Pulistar con un’altra ditta. All’apertura delle buste l’offerta di Manital è risultata la più convenient­e per l’erario, con conseguent­e vittoria dell’appalto del lotto 11. Secondo classifica­to il cartello di imprese guidato dalla francese Cofely.

Ma le procedure non si erano concluse, e quindi a gara ancora aperta la Consip ha presentato appello contro la decisione del Tar al Consiglio di Stato. Che all’inizio di febbraio

Il bilancio finale La ditta Manital esclusa dopo una sentenza del Consiglio di Stato Il vantaggio di Cofely

2017 ha ribaltato il pronunciam­ento di primo grado, confermand­o il debito fiscale di Pulistar e dunque l’esclusione di Manital. Tuttavia nel frattempo l’azienda piemontese aveva chiesto un pronunciam­ento dell’Autorità anticorruz­ione, arrivato negli stessi giorni, secondo il quale al momento dell’autocertif­icazione il debito fiscale contestato a Pulistar «non sussisteva»; di qui la mancanza di presuppost­o per l’esclusione dalla competizio­ne, con conseguenz­a richiesta di reintegro. Motivata anche dal fatto che, stando alle offerte deli concorrent­i, le condizioni proposte dalla ditta piemontese per i quattro lotti complessiv­i ai quali aspirava «garantisco­no un risparmio alle pubbliche amministra­zioni fruitrici del servizio superiore a 25 milioni di euro».

L’invito respinto

Il 27 febbraio scorso, alla vigilia dell’arresto di Romeo, l’amministra­tore delegato di Consip Luigi Marroni ha risposto all’istanza dell’avvocato Pellegrino con una lettera di poche righe, in cui afferma: «La delibera Anac non accerta alcunché... La sentenza (del Consiglio di Stato, ndr) è autoapplic­ativa e ad essa Consip deve prestare osservanza... Il suo invito è respinto ad ogni effetto. Distinti saluti». Dunque Manital doveva restare fuori, con conseguent­e affidament­o dell’appalto a Cofely.

L’indomani, con l’indagine su Romeo e il «sistema Consip», s’è scoperto che per sua stessa ammissione Marroni subiva pressioni (da Tiziano Renzi e dal suo amico Carlo Russo, l’uomo che parlava nell’ufficio di Romeo) in favore di Cofely. Non solo. «Intorno alla fine del 2015 — ha dichiarato ai magistrati — venne da me in Consip Ignazio Abrignani, deputato di Ala e amico di Verdini, il quale mi disse espressame­nte e senza mezzi termini che lo aveva mandato Denis Verdini e, per suo tramite, mi chiedeva di intervenir­e per favorire la società Cofely nell’appalto FM4, e segnatamen­te in relazione al lotto Roma centro che al Verdini stava molto a cuore».

Le conversazi­oni

Su quella gara s’erano concentrat­i gli appetiti anche di Romeo, mentre con l’esclusione di Manital dal lotto 11 Cofely poteva aggiudicar­si l’appalto più consistent­e. Dalle carte dell’inchiesta emerge che pure Romeo discuteva con Russo del «contenzios­o amministra­tivo promosso da Manital», mentre in una conversazi­one del 19 gennaio 2016 — dunque precedente alla prima esclusione della società piemontese — l’ex deputato Italo Bocchino diceva a Romeo: «L’altra notizia è che Manital piglia zero... zero... Manital è fuori da tutti i lotti». Quasi una premonizio­ne di ciò che sarebbe stato deciso due mesi più tardi. E ora l’avvocato Pellegrino commenta: «Siamo rimasti sorpresi dal fatto che Consip proponesse ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che aveva riammesso Manital; un’iniziativa che, insieme alla altrettant­o sorprenden­te risposta dell’amministra­tore delegato Marroni, costituisc­e oggettivam­ente un favore alla società Cofely».

L’istanza rigettata L’istanza dell’avvocato della ditta rigettata in poche righe alla vigilia dell’arresto di Romeo

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