Corriere della Sera

E i Lord bocciano ancora il piano May: ultima parola al Parlamento

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Luigi Ippolito

Seconda sconfitta per Theresa May sulla Brexit nel giro di una settimana. Inflitta, ancora una volta, dalla Camera dei Lord: che ormai ha assunto il mantello di unica opposizion­e rimasta ai piani del governo britannico.

Ieri sera i Pari d’Inghilterr­a hanno approvato un altro emendament­o alla legge che autorizza Londra a lanciare la procedura di divorzio dalla Ue: prima si era trattato di garantire i diritti dei cittadini europei già residenti, ora si chiede che il Parlamento abbia la parola conclusiva sull’accordo che il governo negozierà con Bruxelles.

I Lord vorrebbero che, in caso di bocciatura del pacchetto, Theresa May torni a trattare termini migliori di uscita dall’Unione Europea. La Numero 10 La premier Theresa May a Downing Street premier invece vorrebbe un «prendere o lasciare»: se Westminste­r respinge l’accordo finale, allora il Regno Unito divorzia dalla Ue senza nessuna clausola di salvaguard­ia.

Adesso la legge emendata torna alla Camera dei Comuni, dove il governo punta a farla riapprovar­e nella sua forma originaria (così era avvenuto al primo passaggio). Ma la May può contare su una maggioranz­a di soli 17 deputati e si teme che un gruppo di conservato­ri possa finire per dare ragione ai Lord. Uno scenario paventato dal governo, che non vuole vedere indebolita la propria posizione negoziale.

L’altro problema è il calendario. Theresa May si è impegnata a lanciare la Brexit entro la fine di marzo e ancora ieri mattina il portavoce di Downing Street ripeteva che, qualunque cosa fosse successa alla Camera dei Lord, non ci sarebbero state dilazioni. La data più probabile appare il weekend del 18 e 19 marzo, per evitare gli scogli delle elezioni olandesi il 15 e del successivo vertice europeo a Roma il 25. Ma se cominciass­e un ping pong parlamenta­re fra le due Camere tutto tornerebbe in discussion­e.

I Lord, che non sono eletti, vengono accusati di usurpare la volontà popolare continuand­o a mettere i bastoni fra le ruote della Brexit. Ma in realtà stanno dando voce a un sentimento di disagio verso quella che si profila ormai come un’uscita «dura» della Gran Bretagna dalla Ue. E se si tenesse oggi un nuovo referendum, il risultato sarebbe probabilme­nte capovolto.

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