Spaccio e droga, poi gli scontri Blitz tra gli ultrà dell’Atalanta
Estorsioni e rapine, 18 fermati. La difesa: Curva Nord non c’entra
Scorrevano fiumi di cocaina, nel bagno del bar di una stazione di servizio a due passi dallo stadio Comunale di Bergamo, prima di AtalantaInter del 16 gennaio 2016. Dopo la partita un gruppo di ultrà aveva teso un agguato ai «nemici» interisti, facendo esplodere anche un fuoco d’artificio in pieno centro per bloccare il loro pullman. Fatti rimasti parzialmente avvolti dal mistero: una decina di arrestati, allora, ma i loro nomi non si incrociano con gli indagati nell’inchiesta svelata ieri dalla squadra mobile, insieme al Servizio centrale operativo della polizia, e dalla Procura di Bergamo.
L’operazione è stata ribattezzata «Mai una gioia», come la litania vittimista di non pochi ultrà atalantini colpiti da misure cautelari o da Daspo. Nel bagno di quel bar, fino alla fine di gennaio dell’anno scorso, era stata piazzata una telecamera, che ha ripreso decine di cessioni di cocaina e altrettanti momenti di consumo, in tre occasioni distinte: oltre 100 dosi erano state vendute dai pusher vicini alla tifoseria organizzata il 20 dicembre 2015, prima di Atalanta-Napoli, altre 25 palline di polvere, «meno del solito» suggerisce un investigatore, erano state inquadrate invece prima di AtalantaGenoa, del 10 gennaio, 89 cessioni, invece, per preparare quell’Atalanta-Inter.
«Non vogliamo prendere di mira il tifo organizzato — ha commentato il procuratore di Bergamo Walter Mapelli — ma nell’ambito di un’indagine per una serie di episodi di cessione di droga è emerso che ci sono tifosi spacciatori». Uno in particolare, Luca Rota — certamente in passato piuttosto vicino al capo ultrà Claudio Galimberti, il Bocia —, nel 2013 era stato condannato per più episodi di spaccio in concorso anche con un gruppo di romeni. È intercettando lui che parte tutto e si arriva a ieri, con 11 persone in carcere, sette ai domiciliari, altri all’obbligo di dimora o di firma: tra loro,