La vicenda
Nel 2015 la squadra mobile bergamasca e gli uomini del servizio centrale operativo hanno avviato le indagini sugli ultrà dell’Atalanta
Gli investigatori hanno scoperto che diversi di loro spacciavano e assumevano droga, si rendevano responsabili ad azioni violente, come rapine e spedizioni punitive
In 11 sono stati arrestati, 7 sono finiti ai domiciliari, 3 hanno obblighi di dimora e 5 l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria
Assieme alla moglie lucrava sulle forniture di apparecchi per curare il tumore, venduti con maggiorazioni fino al 125 per cento: con questa accusa è da ieri ai domiciliari Francesco Izzo, primario dell’Istituto Pascale e figlio di una sorella di Francesco De Lorenzo, ex ministro della Sanità travolto da Tangentopoli (è stato condannato in modo definitivo a cinque anni).
Oltre a Izzo e alla sua seconda moglie, Giulia Di Capua, la Guardia di Finanza ha arrestato altre quattro persone, tra cui il direttore generale dell’Asl Na 1, Elia Abbondante. Le indagini hanno consentito di svelare il sistema attraverso il quale si aggiravano le norme sulle gare: Izzo dichiarava che un certo prodotto era «unico e infungibile», che nessun altro prodotto sul mercato, cioè, aveva le stesse caratteristiche, dunque era indispensabile acquistarlo (come ha chiarito il consulente della Procura, questo non è vero).
Lo si acquistava, tuttavia, non direttamente dalla casa produttrice, ma da una società concessionaria che faceva capo alla moglie di Izzo: di qui gli spaventosi ricarichi. Elia Abbondante, all’epoca dei fatti dirigente del Pascale, sapeva tutto, ma — anche perché a sua volta socio della Di Capua — non è intervenuto, almeno fino a quando la Guardia di Finanza non è andata in ospedale fingendo un generico controllo sulla spesa pubblica.
Le indagini hanno consentito, grazie alle intercettazioni, di accertare anche un altro fatto molto grave: l’aumento delle prescrizioni di un farmaco antitumorale prodotto dalla Bayer, il Nexavar. L’informatore farmaceutico Marco Argenziano nel 2015 convinse Francesco Izzo a raddoppiare l’acquisto rispetto all’anno precedente; in cambio, il primario ricevette una «donazione liberale» di 10.000 euro.
L’inchiesta è dei pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. Le indagini sono state delegate al nucleo di polizia tributaria, con il colonnello Giovanni Salerno. Fondamentali le intercettazioni dalle quali si evince, per esempio, che a guadagnare grosse somme di denaro Giulia Di Capua era «abituata»: aveva ottenuto da Pascale 250.000 euro, ma tutto questo la lasciava indifferente. Parlando al telefono con la madre Miriam diceva: «La prossima emozione quando saranno milioni».
Durissime le parole che il gip Maria Gabriella Pepe adopera per motivare le esigenze cautelari: fa riferimento infatti alla «spregiudicatezza dimostrata dagli indagati, lo spregio delle regole non solo della buona amministrazione pubblica, ma anche del basilare vivere civile, che impongono di non approfittare delle persone più deboli (e tali sono certamente i pazienti oncologici)».