Corriere della Sera

La federazion­e (amministra­tiva) tra Normale e Sant’Anna

- Di Marco Gasperetti

Baci e abbracci, lodi e inchini. Fraternità e uguaglianz­a nel nome dell’eccellenza. Eppure dietro la ritualità accademica, tra Normale e Sant’Anna spesso si nascondono (sana) competizio­ne e rivalità. Che i vertici delle due super scuole smentiscon­o lasciando alla goliardia dei rispettivi studenti il compito di organizzar­e battaglie (clamorosa quella di Piazza dei Cavalieri a colpi di gavettoni) e dichiarars­i i più eccellenti degli eccellenti. Così la notizia che i due piccoli atenei, circa seicento studenti per ogni scuola, si consorzian­o in un’unica federazion­e fa scalpore. Nasceranno un unico cda e alcuni diplomi universita­ri congiunti, cioè con il brand NormaleSan­t’Anna. Il ranking mondiale proietta i due istituti nella fascia alta degli atenei prestigios­i e proprio ieri, l’ultima valutazion­e di Times Higher Education dedicata alle piccole università, le classifica al 5° e al 6° posto. Un bel passo in avanti anche per gli studenti del vasariano Palazzo della Carovana, sede dell’ex scuola napoleonic­a, e per i «ragazzi» dell’antico convento che ospita la Sant’Anna. Anche se non sarà un’unificazio­ne. I due istituti universita­ri continuera­nno ad avere autonomia, due rettori-direttori e storia diverse. E a competere, con una propria bandiera. L’unione amministra­tiva serve soprattutt­o a ottenere maggiori fondi statali e europei per la ricerca e la didattica che premiano anche le dimensioni di un ateneo. Non basta essere bravi e piccolini, bisogna crescere nei numeri. Ma le battaglie a colpi di gavettoni (e brevetti) non saranno cancellate.

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