Corriere della Sera

Premi in welfare: se il 730 penalizza il rimborso dell’asilo nido

- Di Rita Querzé

Il governo Renzi ha incentivat­o nel 2016 i premi di produttivi­tà sotto forma di welfare. Per intenderci: chi si è fatto pagare in euro sonanti è stato tassato al 10%, chi si è fatto pagare in welfare non è stato tassato del tutto. Adesso che è arrivata l’ora di pensare alla denuncia dei redditi, però, c’è un’implicazio­ne che ha il sapore del paradosso. Chi ha usato il premio di produttivi­tà per comprarsi servizi di welfare in senso stretto — in primis le spese per l’istruzione dei figli, dalla retta del nido in su — deve rinunciare alle detrazioni fiscali del 19%. Tutto è scritto nero su bianco nelle istruzioni per la compilazio­ne del modello 730 2017 redatte dall’Agenzia delle entrate. Morale: ha fatto bene chi ha investito tutto il premio per comprare beni che poco hanno a che fare con il welfare in senso stretto, come i buoni benzina. Esempio. Se ho pagato 1.000 euro di retta del nido con il welfare aziendale rinuncio a 190 euro di detrazioni. Meglio sarebbe stato farmi pagare in moneta tassata al 10% e usare il premio per pagare il nido, così non avrei perso le detrazioni che in proporzion­e sono maggiori dello sconto fiscale (19% contro 10%). «Il problema si sta ponendo, le aziende che hanno fatto piani di welfare nel 2016 ora devono dare risposte e condivider­e azioni», dà il polso della situazione Antonio Manzoni, partner di una delle società di consulenza nate in questi anni. Sulla questione ora si interroga anche il sindacato che sui premi firma gli accordi con le aziende.

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