Corriere della Sera

La «guerra del cobalto» e la forza dei consumator­i

- di Massimo Sideri

L’iPad con il quale sto scrivendo contiene del cobalto, come anche il vostro smartphone, il pc o lo smartwatch. Il cobalto è l’elemento chimico numero 27 e il nome sembra che derivi dal greco kóbalos, folletto, quello che secondo le credenze dei minatori metteva questo inutile metallo tra i loro piedi mentre cercavano il ben più prezioso oro. Ora il cobalto non è più inutile. Anzi. Noi non lo vediamo mai perché si trova all’interno delle batterie e serve per potenziare il litio. Ma non lo vediamo anche perché non lo vogliamo vedere: il cobalto viene per buona parte dal Congo ed è raccolto anche dai bambini. Per l’Unicef solo nel 2016 sono morti almeno 80 bambini minatori. Muoiono per le complicazi­oni polmonari legate al lavoro senza nessun tipo di protezione. Ora tutti noi dipendiamo dalla tecnologia in maniera quasi vitale. Andrebbe aggiornata la Costituzio­ne: siamo una Repubblica fondata sul lavoro, ma anche sulle batterie. Il cobalto sta diventando un business. Anzi: il business. Una settimana fa è emerso che diversi fondi stanno costruendo delle riserve per speculare sull’atteso rialzo dei prezzi a causa della domanda crescente. Pensate alle auto elettriche, all’arrivo dei robot che senza una batteria saranno solo degli elettrodom­estici avanzati. La tecnologia è energivora. Anzi, siamo noi tecno-umani a essere diventati energivori. I fondi hanno bloccato nei magazzini quasi il 20% della produzione mondiale di cobalto del 2016. È l’economia stupido, come disse Bill Clinton a George W. Bush. Certo. Ma l’economia è fatta da investitor­i, aziende e consumator­i. Le aziende possono fare molto. Apple ha bloccato l’acquisto di cobalto dal Congo dove si raccoglie circa il 60% di questo minerale. Il più grande acquirente di cobalto estratto in Congo è la cinese Zhejiang Huayou Cobalt Company, la stessa che fa da intermedia­rio della Apple. Tim Cook aveva già cercato lo scorso anno di “ripulire” la catena di fornitura del cobalto, ma ora ha deciso una stretta ulteriore in quanto diverse investigaz­ioni (Washington Post e Sky News) continuano a testimonia­re l’utilizzo dei bambini. Forse Apple ha imparato la lezione dopo la crisi delle fabbriche dei suicidi nel 2013, quelle della Foxconn dove si assembla la tecnologia che tutti noi usiamo. Anche gli altri dovrebbero imparare la lezione. Ma siamo noi consumator­i a dovergliel­o ricordare, premiando chi fa attenzione e punendo chi fa finta di nulla. Anche questa è economia. E non è stupida.

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