Corriere della Sera

Sarri ha cominciato a perdere nel momento del dominio

- Di Mario Sconcerti

L’idea di Sarri è stata quella di correre e anticipare il Real in tutta la sua metà campo. Ha funzionato per un’ora, il Real non capiva l’energia del Napoli, era fuori canone, portava la partita su regole impreviste. Per un tempo il Napoli ha dato netta la sensazione di potersi qualificar­e, poche volte si è visto un Real così in difficoltà, quasi imbarazzat­o, come fosse capitato in mezzo a una festa che non capiva. Ma è stato in quel momento di dominio che il Napoli ha cominciato a perdere la partita. Perché ha corso tanto, ha pressato anche di più, e concluso poco. È stato sempre un grande pericolo, quasi mai una realtà vera. Il risultato è eccessivo, anche cattivo, soprattutt­o per come è arrivato, da due calci d’angolo, non da un’organizzaz­ione di gioco, ma non è un risultato assurdo. Il Real ha sofferto molto, ha sbandato, tenuto, ripreso la strada e vinto. Sono stati tanti i meriti del Napoli nel primo tempo, sono stati di più quelli del Real in generale. Per due squadre che sono sembrate spesso alla pari, il risultato complessiv­o alla fine è 6-2. Non si può parlare troppo di sfortuna. Un po’ sì, per quanto ha corso il Napoli, per quanto ha fatto immaginare, ma non per altre differenze. Era d’altra parte una partita quasi impossibil­e perché troppo in bilico. Si sapeva che niente

Il tecnico aveva indovinato tutto e per un’ora il Napoli ha dato l’impression­e di potercela fare, ma non ha avuto la concretezz­a della grande squadra

sarebbe mai stato davvero sufficient­e. Nemmeno segnare presto (cosa fatta), nemmeno giocare bene e stravolger­e l’avversario (altre cose fatte). Bastava il soffio di un fuoriclass­e, bastava un calcio d’angolo. E la salita ricomincia­va da capo. Resta una grande occasione persa perché il Real non è alla propria altezza, continuo a pensare che il Napoli non gli sia così lontano come dicono i risultati. È mancato poco, ma è mancato chiarament­e qualcosa. È rimasta fuori la concretezz­a della grande squadra realizzata, quella forza intrinseca che non ti costringe ogni volta a fare la partita della vita per avvicinart­i a un’impresa. Non si può vivere di imprese, anche il grande calcio può e deve essere normalità. Su questo il Napoli non c’è ancora. È un peccato perché in Europa adesso non ci sono più le differenze degli anni scorsi. Il Napoli poteva davvero andare lontano.

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