Il Barça crede nella remuntada: «Ne facciamo sei»
Al Camp Nou il Psg parte dal 4-0. Enrique non vuol lasciare da perdente: «Può accadere di tutto»
«Se c’è qualcuno che può riuscirci, siamo noi» risponde Luis Suarez guardando di traverso il cronista che gli chiede quante effettive possibilità ci siano per il Barcellona di rimontare lo 0-4 dell’andata. Stasera al Camp Nou, nella seconda manche dell’ottavo più assurdo del tabellone di Champions, il Psg di Emery parte con un vero e proprio oceano di vantaggio.
Impossibile da attraversare? Secondo molti sì, a partire dal sito dell’Uefa che qualche giorno fa ha ricordato — con la freddezza tipica delle statistiche — come nella storia delle coppe europee nessuna delle 58 squadre sconfitte 4-0 all’andata sia riuscita poi a passare il turno. «Il Barça gioca contro la storia» titolava ieri El País, primo quotidiano generalista spagnolo, scettico sull’impresa Impresa Nato a Gijon nel 1970, Luis Enrique allena il Barça dal 2014: con i catalani ha vinto anche una Champions. A giugno lascerà il club (Afp)
dei catalani. Eppure rispetto al colossale fiasco del Parco dei Principi qualcosa sembra cambiato, a partire dall’umore della truppa culé che secondo i giornali più vicini alle cose della Masia è tornata a credere nella grande impresa: «Come se l’annuncio dell’addio a giugno di Luis Enrique avesse liberato lo spogliatoio», la tesi di Sport. Ci credono i giocatori (11 gol segnati nelle ultime due partite di Liga, 6-1 al Gijon e 5-0 al Celta, doppio messaggio chiaro), ci credono i tifosi (per stasera è prevista una coreografia con 80 mila bandierine e un gigantesco striscione 45x46 metri con la scritta Tots amb l’Equip, «tutti con la squadra») e sembra crederci soprattutto Luis Enrique, che non vuole andarsene da perdente. Proprio tra l’andata e il ritorno il tecnico asturiano ha messo in chiaro i suoi progetti esistenziali per il futuro, forse addirittura un anno sabbatico come fece a suo tempo Guardiola, a dimostrazione di come quella panca andrebbe classificata come lavoro usurante. «Non mi importa fare la storia, voglio superare il turno — ha detto —. Il Camp Nou si trasformerà in una pentola a pressione e ci aiuterà. Non abbiamo nulla da perdere. E se una squadra può farci quattro reti, noi possiamo farne sei».
Parigi è avvisata. Quattro gol di vantaggio sono tanti. Ma saranno abbastanza?