Corriere della Sera

«Siamo garantisti con tutti E non si può andare alle urne senza l’agibilità per Silvio»

Romani: altri ministri hanno lasciato, ma non serviva

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La linea è tracciata, e Paolo Romani — presidente dei senatori di Forza Italia — la illustrerà al suo gruppo martedì prossimo: «Proporrò l’uscita dall’Aula al momento del voto sulla mozione di sfiducia al ministro Lotti presentata dal M5S».

Sembra un aiuto al governo in difficoltà. Lo è?

«No, è un atto in piena coerenza con quello che FI è stata dalla sua nascita: una forza garantista non a corrente alternata come molti altri, che non crede a mozioni di sfiducia individual­i e che non le ha mai votate. Dai tempi del voto di sfiducia al senatore Mancuso abbiamo sempre agito allo stesso modo: per noi la responsabi­lità di un governo è collettiva, non individual­e».

Ma nel merito del caso che coinvolge il ministro Lotti un’idea ve la sarete fatta...

«Vediamo spifferi di un’inchiesta, leggiamo stralci, indiscrezi­oni, intercetta­zioni. Ma non vogliamo entrare nel merito, non siamo giudici e non è compito nostro giudicare. E comunque, fino a quando non viene pronunciat­o un giudizio definitivo, non emettiamo condanne. Non siamo certo come i grillini, che a Roma hanno ballato sul caso Raggi oscillando su tutte le posizioni per poi riscoprirs­i all’improvviso, guarda caso, garantisti».

Ma non avete una posizione di censura o di critica nemmeno su come è stata gestita la vicenda Consip? Il vostro alleato Quagliarie­llo sta preparando una mozione per chiedere l’azzerament­o dei vertici Consip, quella potreste sostenerla?

«Una cosa è il caso Lotti, indagato per aver favorito una fuga di notizie, altra è il giudizio fortemente negativo su come si sono mossi i vertici della Consip, società che dovrebbe muoversi in assoluta trasparenz­a. Con il menu Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi intento a consultare la carta del McDonald’s di Segrate, domenica scorsa C’è tempo per valutare come muoverci su questo versante, magari presentere­mo una nostra mozione, vedremo, sono atti ancora da calendariz­zare».

Ma al di là della sfiducia, da un punto di vista politico, secondo lei Lotti dovrebbe fare un passo indietro o il governo chiedergli­elo?

«Vedano loro come comportars­i. Nel passato — per i casi Lupi, De Girolamo, Guidi — anche di fronte ad indiscrezi­oni o fatti che sembravano meno gravi si è scelta la strada delle dimissioni. Ma riguardand­o quelle vicende mesi dopo, forse non c’erano i motivi per decisioni tanto gravi. Però lo ripeto: non entriamo in queste dinamiche, non facciamo né i garantisti né i giustizial­isti secondo convenienz­a».

Ma il nostro giudizio sull’operato dei vertici Consip è negativo Su di loro vedremo come agire

I vostri elettori potrebbero chiedersi perché, potendo mettere in gravissima difficoltà il governo magari decretando­ne la fine, non ne approfitta­te

«A FI oggi interessan­o tre cose più di tutte. La prima, che purtroppo temo slitterà visto che anche il Pd spaccato e dilaniato ora sembra mirare ad elezioni a fine legislatur­a, è che si faccia una seria legge elettorale, armonizzan­do i sistemi di Camera e Senato come chiede il presidente Mattarella. La seconda, cruciale, è che venga restituita piena agibilità politica al nostro leader Berlusconi. Perché sia chiaro, si parla tanto di leadership dei moderati, ma un leader — che ha inventato il centrodest­ra, lo ha unito, lo ha fatto vincere — c’è, solo che non ha agibilità politica».

Sta dicendo che per voi è più importante guadagnare tempo in questa fase che far precipitar­e il Paese al voto?

«Sto dicendo che è fondamenta­le che al voto si arrivi con tutti i protagonis­ti in campo. E insieme, e questo è il nostro terzo obiettivo, è importanti­ssimo che a fronte di un Pd diviso e una sinistra frammentat­a e secessioni­sta si presenti un centrodest­ra unito: a questo stiamo lavorando, a partire dalle Amministra­tive dove stiamo siglando alleanze pressoché ovunque».

Però in aula vi trovate divisi su un tema importante come la mozione di sfiducia a Lotti. Non è un problema per il centrodest­ra?

«Anche nel passato è capitato che fossimo divisi su questioni pure importanti, dalle pensioni ai riti secessioni­sti, siamo una coalizione non una falange. Ma oggi la Lega, assieme a FdI, è di fatto una forza di destra nazionale del 20% e a noi fa piacere che raccolga voti e consensi anche su posizioni non sempre coincident­i con le nostre. La diversità può essere ricchezza se poi si sa essere coesi quando si governa, come avviene sul territorio in molte realtà».

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