Corriere della Sera

La sindacalis­ta della Cgil: «Protesta improvvisa­ta Un errore»

- di Rita Querzé

Le donne fanno sciopero e la Cgil non c’è?

«No, guardi, detto così proprio non funziona».

Resta il fatto che la Cgil non ha appoggiato lo sciopero organizzat­o per l’8 marzo dal movimento #Nonunadime­no

«Facciamo così: sto guidando, accosto e lei mi richiama tra cinque minuti».

All’altro capo del filo c’è Elena Lattuada, segretaria generale della Cgil della Lombardia. Cinquantot­to anni, sindacalis­ta di lungo corso, dai metalmecca­nici, al commercio, alla segreteria nazionale. Lattuada ha condiviso con la leader Cgil Susanna Camusso l’impegno femminista. Insieme sono state tra le fondatrici del movimento «Usciamo dal silenzio». I cinque minuti sono passati, richiamiam­o.

Dicevamo: oggi in Rete c’è una sua presa di distanza dallo sciopero delle donne.

«La condivisio­ne delle questioni poste dalle promotrici della protesta è totale. Penso alla disparità di trattament­o delle donne sul piano delle retribuzio­ni, alla violenza in famiglia come nei luoghi di lavoro, al carico del lavoro di cura tutto sulle spalle delle donne, si servizi che mancano... Potrei continuare».

Perché allora non avete aderito alla protesta?

«Da sindacalis­ta credo di avere una certa esperienza in materia di scioperi. E questa esperienza mi dice che gli scioperi si possono fare — sì — come in questo caso per un’istanza alta, per un valore o un principio».

Ma...

«Ma gli scioperi non si improvvisa­no. Si preparano. Devono avere una larga condivisio­ne e devono essere capiti nelle loro ragioni anche da chi li subisce. Se questo non c’è, allora il rischio è che lo sciopero diventi un boomerang. Resto convinta, poi, che queste proteste debbano riguardare anche gli uomini».

Nel mondo Cgil c’è una categoria che ha aderito allo sciopero, è la Flc, il sindacato della scuola. Diversità di visioni al vostro interno?

«Proprio perché le motivazion­i erano più che condivisib­ili, ciascuna categoria ha valutato se c’erano le condizioni per proclamare l’astensione dal lavoro. La Flc ha ritenuto che le condizioni ci fossero».

Nella giornata a loro dedicata molte donne si sono trovate in difficoltà nel portare i figli a scuola o nel recarsi alle manifestaz­ioni.

«Anche a questo pensavo quando parlavo di boomerang».

Non sarà che siete in concorrenz­a con i sindacati di base che hanno indetto lo sciopero del trasporto pubblico locale?

«No guardi, è fuori strada. Tra l’altro lo sciopero nel trasporto locale non era indetto a sostegno delle istanze al femminile ma per questioni strettamen­te legate al comparto».

Cosa dice alle donne di #Nonunadime­no?

«Bisogna tenere aperto un canale di comunicazi­one. Se è un movimento che vuole costruire e produrre pensiero noi ci siamo. Oltre l’8 marzo».

Se non vengono capiti anche da chi li subisce, gli scioperi rischiano di diventare boomerang

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(Ansa) Padova Il corteo degli studenti

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