Corriere della Sera

Brexit, la Scozia sfida Londra

La premier Sturgeon: voto per l’indipenden­za entro marzo 2019. May contraria

- Buccini, Ferraino, S. Gandolfi, Ippolito

La prima ministra della Scozia, Nicola Sturgeon, ha annunciato che avanzerà la richiesta di un nuovo referendum sull’indipenden­za dal Regno Unito entro marzo 2019. No del governo inglese di Theresa May. Intanto la Brexit fa un passo avanti.

La Scozia sgambetta la Brexit in dirittura d’arrivo. E pone le premesse per la disgregazi­one del Regno Unito. Quando ormai l’avvio del divorzio di Londra dall’Unione Europea sembrava questione di ore, è calata la sorpresa da Edimburgo: la prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, ha annunciato l’intenzione di tenere un secondo referendum sull’indipenden­za, dopo quello del 2014 vinto dagli unionisti. Il calendario è significat­ivo: la nuova consultazi­one dovrebbe svolgersi tra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019: ossia quando i termini della separazion­e della Gran Bretagna dalla Ue saranno abbastanza chiari, ma prima che sia troppo tardi per dissociars­i.

Le ragioni di Edimburgo

«La Scozia si trova a un bivio di enorme importanza — ha detto Nicola Sturgeon in un discorso dalla sua residenza ufficiale —. In gioco c’è il tipo di Paese che vogliamo diventare». La leader nazionalis­ta ha accusato il governo di Londra di «non essersi spostato di un centimetro» di fronte alle richieste di condizioni speciali per la Scozia nel quadro della Brexit: «Tutti i nostri sforzi per un compromess­o si sono scontrati con un muro di intransige­nza».

La reazione di Londra

La reazione di Theresa May è stata netta. «La politica non è un gioco», ha detto la premier alla Bbc, definendo la visione dei nazionalis­ti «profondame­nte riprovevol­e» e in grado di mettere la Scozia «sulla via di una maggiore incertezza e divisione». Spetterà al Parlamento di Westminste­r decidere se autorizzar­e a meno il referendum. Tre anni fa l’allora premier David Cameron lasciò la parola alle urne e vinse la scommessa. Questa volta Theresa May potrebbe essere costretta a differire la consultazi­one fino a dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, per impedire che la questione scozzese interferis­ca nei negoziati con Bruxelles. Ma negare del tutto il voto infiammere­bbe gli animi dei separatist­i.

Le due dame di ferro

La partita sul destino del Regno Unito si giocherà nei prossimi diciotto mesi e sarà condotta da due donne intransige­nti che hanno scommesso il loro futuro politico sul suo esito: Theresa May deve portare a compimento la Brexit con successo senza perdere pezzi per strada; Nicola Sturgeon deve garantire al suo popolo di non essere trascinato su una strada non voluta. L’anno scorso gli scozzesi avevano votato 62 contro 38 per cento a favore della permanenza in Europa e ora che si profila una «hard Brexit» la loro insofferen­za è diventata palese. Trovare un compromess­o sarà molto difficile.

Gli scenari futuri

Cosa succede ora? Innanzitut­to il lancio della Brexit potrebbe slittare: anche se ieri sera la Camera dei Comuni ha respinto gli emendament­i dei Lord e la legge potrebbe entrare in vigore già stamattina, sembra di capire che il governo sia ormai orientato a notificare l’avvio del divorzio alla fine del mese, per far decantare l’«effetto Scozia» ed evitare di accavallar­si con il vertice di Roma del 25. Se poi Edimburgo dovesse votare a favore della secessione, l’opinione di Bruxelles è che la Scozia non rimarrebbe membro della Ue ma dovrebbe rifare tutta la procedura di adesione.

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La prima ministra inglese Theresa May (a sinistra) con la First minister scozzese Nicola Sturgeon alla Bute House di Edimburgo, in Scozia
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(Epa) Le due leader La prima ministra britannica Theresa May (a sinistra) e quella scozzese Nicola Sturgeon

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