Corriere della Sera

Il dinosauro gigante che cacciava in Abruzzo

Scoperta in Abruzzo l’orma record di 1,35 metri «Era bipede e carnivoro»

- di Giovanni Caprara

Camminava su un terriccio molle calcareo e bagnato. Forse era solo, ma numerose orme intorno alle sue potrebbero appartener­e ad altri dinosauri della specie. E c’è pure una rarità: l’impronta di uno di questi giganti accucciato che stava riposando. Le orme da record rimaste ben impresse raggiungon­o i 135 cenmetri timetri e appartenev­ano al più grande dinosauro bipede esistito sul territorio italiano 120 milioni di anni fa finora scoperto. La penisola non aveva ancora i confini di oggi. C’erano tante piattaform­e immerse nell’acqua e unite fra loro da lingue di terra. Ambiente e clima erano simili a quelli delle attuali Bahamas.

«La scoperta è avvenuta per caso nel 2006 mentre facevo un’escursione con mio fratello ——racconta Fabio Speranza dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia Ingv —. Eravamo arrivati a oltre 1.900 sul Monte Cagno, in provincia dell’Aquila, in una zona impervia, quando abbiamo notato delle strane impronte su una parete verticale. Mi resi conto della loro possibile origine ma bisognava arrivare alla tecnologia dei droni per poter affrontarn­e lo studio». La tecnologia è arrivata e ora le conclusion­i della ricerca sono state pubblicate sulla rivista

Ha 120 milioni di anni ed è stata studiata con una tecnica nata con il film «Jurassic Park»

Cretaceous Research. La tecnica utilizzata per ricostruir­e le orme in 3d partendo dalle foto ha un’origine cinematogr­afica: era stata messa a punto per il film Jurassic park, del 1993.

Con sorvoli ravvicinat­i sono state raccolte centinaia di immagini consentend­o a un team di icnologi dell’Università La Sapienza di Roma di comprender­e la natura delle preziose formazioni. Poi gli scienziati sono andati sul campo per raccoglier­e campioni della roccia che si era sollevata per i movimenti geologici che aveva subito. L’analisi dei microorgan­ismi intrappola­ti nel calcare ha permesso di stabilire l’epoca di appartenen­za, tra il cretaceo inferiore e superiore.

«Il dinosauro appartenev­a al gruppo dei teropodi — spiega Paolo Citton della Sapienza — e il suo sviluppo orizzontal­e raggiungev­a i 7 metri mentre l’altezza alla sommità dell’anca era quasi di due. L’orma è allungata perché in quel momento, muovendosi nell’acqua bassa, aveva appoggiato tutto il piede mentre in genere correva solo sulle dita». I teropodi, gruppo al quale appartenev­a anche il tirannosau­ro, erano in genere carnivori; in realtà, si cibavano adattandos­i a ciò che trovavano, pesci inclusi, come hanno dimostrato i resti trovati intorno.

Delle prime tracce di dinosauri si racconta in uno scritto cinese del 265 dopo Cristo in cui erano battezzati «ossa di drago». I veri studi su alcuni reperti sono però affrontati solo gli inizi dell’800 in Inghilterr­a. In Italia i primi ritrovamen­ti risalgono al 1940 e, da allora, le ricerche hanno regalato scoperte in quasi tutte le regioni: dal Friuli alla Liguria, dal Trentino, al Veneto, al Lazio, alla Puglia e alla Sardegna. «Le orme sul Monte Cagno — sottolinea Paolo Citton — sono preziose perché ci consentono di decifrare meglio le migrazioni dei grandi animali scomparsi 65 milioni di anni fa».

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