Corriere della Sera

La Turchia blocca l’ambasciato­re olandese E avverte: «Accordo sui migranti a rischio»

Verso la rottura delle relazioni diplomatic­he. Ankara chiude gli aeroporti agli inviati dei Paesi Bassi

- Andrea Nicastro

È la Turchia ad avere il coltello dalla parte del manico. L’accordo da 2 miliardi l’anno con l’Ue per trattenere i rifugiati serve più agli europei terrorizza­ti che non ad Ankara. Così dopo le raffiche del presidente Erdogan contro il governo olandese («nazisti», «antidemocr­atici», «cani», «fascisti») è stato il «moderato» Omer Celik, ministro per i rapporti con l’Unione Europea, ad agitare lo spettro di un annullamen­to dell’accordo sui migranti. «Dovremmo rivedere quell’intesa e lasciar passare la gente via terra», ha detto. Si calcola che oggi in Turchia ci siano 3 milioni di rifugiati e molti altri si muoverebbe­ro se solo Recep Tayyip Erdogan decidesse di aprire le frontiere con la Siria.

L’ha ribadito anche il vicepremie­r, Numan Kurtulmus, portavoce del governo, aggravando la minaccia: «Facciamo esattament­e quello che ci hanno fatto. Non permettere­mo agli aerei dei diplomatic­i o inviati olandesi di atterrare in Turchia o di sorvolare il nostro spazio aereo». Dunque l’ambasciato­re dell’Aia in missione all’estero non potrà rientrare.

La baruffa diplomatic­a esplosa sabato per l’irrituale divieto di comizio in terra olandese nei confronti di due ministri turchi resta aperta, sull’orlo della rottura, ma nel frattempo sembra abbia già raggiunto gli effetti sperati dai suoi protagonis­ti. Molti analisti ritengono che sia Erdogan sia i suoi più visibili bersagli nei Paesi Bassi, il premier Mark Rutte e il leader anti Islam Geert Wilders, hanno guadagnato consensi. Per i due rivali l’ultimo sondaggio parla di un aumento nelle intenzioni di voto di 5 punti a testa. Il premier uscente sarebbe in testa con il 20%, secondo lo xenofobo con il 16.

Parole grosse e alta tensione sarebbero servite anche a Erdogan grazie alla determinaz­ione esibita nella difesa dei diritti del Paese. Sabato Erdogan aveva inviato i suoi ministri a promuovere presso i turchi in Olanda il referendum che dovrebbe garantirgl­i almeno altri 10 anni di potere, ma sapeva bene di disturbare un Paese in campagna elettorale. Eppure l’ha fatto. «La lite con i Paesi Bassi ha dato al referendum di Erdogan quell’iniezione di entusiasmo che gli mancava», ha scritto il quotidiano turco Hurriyet.

Con il voto di mercoledì sempre più vicino, ieri sera è andato in tv il primo e unico faccia a faccia tra i due principali sfidanti: Rutte vs Wilders. «Siamo ai quarti di finale contro il populismo — è stato l’appello del premier liberal conservato­re —. Poi toccherà alla Francia in semifinale e alla Germania in finale evitare il caos che si sono procurati gli inglesi con la Brexit». «Dobbiamo riguadagna­re il controllo della nostra terra — ha ribattuto Wilders —. Ci libereremo tanto degli islamici come dell’Europa».

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