Corriere della Sera

Mobilità dei prof e tetto agli iscritti, le ricette per gli atenei

Il dossier dell’associazio­ne «Treellle»: necessario creare delle scuole universita­rie profession­ali

- Gianna Fregonara

Una riforma dell’Università non è alle viste dato che il ministero è ancora alle prese con gli effetti della riforma della scuola. Ma il gruppo di esperti che si riunisce intorno all’associazio­ne «Treellle» presieduta da Attilio Oliva, presenta oggi una lunga serie di spunti e proposte. L’esercizio che ha coinvolto tra gli altri il presidente della Conferenza dei rettori Gaetano Manfredi e i suoi predecesso­ri Stefano Paleari e Marco Mancini, il presidente dell’Anvur Andrea Graziosi e l’ex capo dell’agenzia Stefano Fantoni, l’ex rettore della Luiss Massimo Egidi e l’ex ministro Luigi Berlinguer, ha disegnato un sistema universita­rio molto diverso dall’attuale. Meno burocrazia, più autonomia anche di spesa trasforman­do gli Atenei in Enti autonomi, una vera mobilità europea dei professori, quasi un Erasmus, nuove lauree brevi e profession­alizzanti con la creazione delle «Scuole universita­rie profession­ali», Mooc (corsi online) e digitale, rafforzame­nto della valutazion­e e dell’Anvur, Atenei con non più di 40 mila studenti perché siano palestre del sapere e non pollai. E rettori «imprendito­ri della ricerca» eletti in una rosa individuat­a da un comitato scientific­o esterno. Il tutto, secondo Oliva, con un miliardo e mezzo in 5 anni, che consentire­bbe al sistema di avvicinars­i un po’ alla media europea.

E del resto il tema è proprio questo: che cosa manca all’Università italiana per dirsi europea? Non solo i fondi, che oggi sono all’1 per cento del Pil contro l’1,4. Ma la media europea di laureati che abbiano meno di 35 anni è ormai sopra il 40 per cento mentre in Italia non arriva al 25: e visti i dati sulle immatricol­azioni non tende a migliorare. L’Università non è europea neppure dal lato dei professori: se si esclude la ricerca con le prestigios­e borse Erc per le quali tra l’altro l’Italia spende 9 miliardi a fronte di 6 che tornano come programmi finanziati, uno spazio europeo dell’istruzione superiore non esiste. Da qui la proposta che nei trattati l’Università passi da competenza esclusiva nazionale a competenza condivisa e concorrent­e.

«Treellle» ha ragionato anche sugli studenti. Spiega Oliva: «Bisognereb­be ridare autonomia agli Atenei sulle “tasse” universita­rie. Ci vogliono regole comuni e esenzione fino a una certa soglia e poi per chi può il contributo potrebbe alzarsi a seconda dell’offerta dell’Ateneo». Via le competenze sull’erogazione delle borse di studio: bisogna che siano statali per poter distribuir­e i fondi in modo più equo.

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