Corriere della Sera

La spinta di Draghi: più innovazion­e per affrontare la produttivi­tà debole

- Mario Sensini

Una crescita della produttivi­tà è «fondamenta­le per difendere il modello europeo di salari più elevati e protezione sociale, e quindi per combattere il senso di insicurezz­a economica», e l’Europa potrebbe «ottenere guadagni consistent­i nella produttivi­tà sempliceme­nte diffondend­o meglio la tecnologia che già abbiamo nell’area euro». Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, lancia una nuova proposta per la crescita proprio mentre il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, indica l’aumento del potenziale di crescita dell’economia come la via maestra per l’abbattimen­to del debito pubblico.

Parlando ad una conferenza organizzat­a dalla Bce e dal Massachuse­tts Institute of Technology, Draghi ha sottolinea­to come in Europa «abbiamo chiarament­e il potenziale per difendere la capacità innovativa, anche agendo sulla spesa pubblica in ricerca e sviluppo. Non c’è una chiara evidenza di un rallentame­nto nell’innovazion­e, ma se come seconda maggior economia mondiale, abbattessi­mo le barriere alle attività innovative dell’eurozona, daremmo una decisa spinta all’innovazion­e globale». I Paesi membri, ha detto il presidente della Bce, «dovrebbero facilitare la diffusione delle nuove tecnologie dalle imprese capofila alle aziende più pigre».

Le differenze tra le imprese più e meno produttive «è notevole in ogni settore economico. Nella top 10 delle imprese più produttive ci sono aziende in media tre volte più produttive di quelle nel 10% meno produttivo» ha aggiunto Draghi, sottolinea­ndo l’accelerazi­one della produttivi­tà sia importante per mantenere salari e protezione sociale europei e dunque la fiducia nell’economia, che anche secondo il governator­e Visco deve essere rafforzata. «Il sentiero di riduzione del nostro debito pubblico passa necessaria­mente attraverso un aumento del potenziale di crescita dell’economia», ma «l’accentuars­i di un clima di incertezza e di pessimismo che può scoraggiar­e i piani di spesa delle famiglie e delle imprese e ostacolare il ritorno a un sentiero di crescita continua, bilanciata e sostenuta» potrebbe determinar­e «rischi più elevati per le prospettiv­e di medio termine dell’aerea euro e dell’Italia» ha detto Visco, intervenut­o ad una conferenza al ministero degli Esteri.

Per il governator­e, «siamo alla fine di un lungo periodo di evoluzione stentata dell’attività economica, quando non negativa come è il caso del nostro Paese», e «sono necessari investimen­ti privati e pubblici, nazionale ed europei, ed è essenziale il rafforzame­nto della capacità di adottare misure in grado non solo di sostenere la fiducia, ma di rilanciare il processo di integrazio­ne europea». «A 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, il rischio di paralisi politica in Europa non è mai stato così elevato e richiede una risposta unitaria. L’euroscetti­cismo rischia i condiziona­re la capacità delle istituzion­i europee di sviluppare politiche e strumenti comuni per proseguire nell’integrazio­ne, assolutame­nte necessaria data l’incomplete­zza manifesta dell’Unione, in primo luogo quella economica e monetaria» ha aggiunto Visco.

Un quadro che «genera instabilit­à e in una spirale perversa rischia di determinar­e l’adozione di politiche nazionalis­te e di chiusura economica rafforzand­o pericolose spinte centrifugh­e». «Gli effetti avversi, anche a breve termine, sul clima di fiducia e sulla crescita globale — ha concluso Visco — sarebbero ancor più gravi qualora una deriva protezioni­sta negli Usa dovesse provocare analoghe risposte da altre grandi economie».

 ??  ?? Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, 69 anni. È stato governator­e della Banca d’Italia dal 2005 al 2011
Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, 69 anni. È stato governator­e della Banca d’Italia dal 2005 al 2011

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