Taxi, Uber tende la mano Scatta lo sciopero il 23
L’azienda Usa: incontriamoci. Ma arriva il no dei sindacati
Un sistema Mobileye installato in auto per controllare i limiti di velocità e avvisare il guidatore di possibili collisioni restituisce il clima di nervosismo e difficoltà in cui è obbligato a muoversi il governo nel tentativo di individuare una soluzione che disciplini il settore, dopo le proteste dei tassisti delle settimane scorse, e in vista dello sciopero nazionale indetto proprio ieri per giovedì 23 marzo. I malumori e le diffidenze originano dal disegno di legge Milleproroghe approvato a metà febbraio in Senato, un provvedimento che ha innescato una muscolare reazione da parte dell’intera categoria dei tassisti: il timore è che l’intervento di riordino del settore si traduca in un sistema a maglie larghe, con il via libera ai servizi di Uber e una sorta di sanatoria all’abusivismo.
Tanto che di fronte alle manifestazioni esplose a febbraio il governo ha aperto al dialogo per trovare una mediazione con i rappresentanti dei tassisti e dei noleggiatori. L’impegno del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, prevede il varo di una nuova cornice normativa entro il mese di marzo. Nel frattempo qualche indicazione è arrivata, per esempio, dall’Antitrust, che suggerisce una riforma che includa e disciplini anche le piattaforme digitali come Uber pop, ossia le app che consentono ai clienti di mettersi in connessione diretta con gli autisti. Una prospettiva che i tassisti non intendono neanche discutere, sebbene lo stesso Garante della Concorrenza indichi a corredo del nuovo modello alcune forme di compensazione e di incentivazione per i titolari di licenza taxi. Una delle ipotesi
Sedersi con Uber significa legittimare chi opera al di fuori delle regole
prevede, tra l’altro, un fondo alimentato dai nuovi operatori e, in parte, dai maggiori introiti generati attraverso alcuni ritocchi dell’attuale regime fiscale. Ipotesi che ha concorso a scaldare gli animi durante i lavori del parlamentino di tutte le sigle (circa una trentina) sindacali che ieri avrebbe dovuto individuare un tavolo tecnico attraverso il quale formulare le proposte della categoria al governo. L’incontro ha prodotto come risultato una spaccatura e la scelta da parte di alcune sigle come Fit Cisl, Uil Trasporti, Ugl Taxi, Federtaxi, Cisal, Usb, Uti, Unica Cgil e Unimpresa di indire lo sciopero dalle 8 alle 22 del prossimo 23 marzo. «Ancora una volta siamo stati umiliati. Il governo non è in grado di fornire alcun tipo di risposta a semplici domande», dicono i firmatari dello sciopero. «Non ha senso scioperare con un tavolo in corso con il governo», obietta Bittarelli.