Corriere della Sera

I colletti bianchi fuori dal carcere

In cella per reati finanziari solo lo 0,9%: un ventesimo rispetto alla Germania

- di Gian Antonio Stella

Un popolo di santi, poeti e spacciator­i. Ecco l’immagine che esce dall’ultimo dossier sulla popolazion­e carceraria europea pubblicato ieri.

Dove forse è in dubbio l’amata sopravvive­nza storica dei santi e dei poeti ma sui pusher non c’è partita: nessuno ne ha tanti in galera quanti noi. Sono il 31% dei detenuti. Peccato che tanta (giusta) severità non venga applicata nei confronti di altre categorie. A partire dai «colletti bianchi» che violano le regole della buona economia. Ne abbiamo in galera un quinto rispetto all’Europa, un ventesimo rispetto alla Germania. Una sproporzio­ne che la dice lunga sulle priorità della nostra giustizia.

Capiamoci: se ‘ndrangheta, mafia e camorra dominano larga parte del business continenta­le (nel solo porto di Gioia Tauro, scrive linkiesta.it, sono stati sequestrat­i nel 2016 ben 1700 chili di coca: e gli inquirenti pensano si tratti di un decimo di quanto passa) è ovvio che la lotta al narcotraff­ico deve essere una priorità assoluta. Ovvio. I numeri di «Space I — Prison Population­s», il rapporto annuale del Consiglio europeo sulle statistich­e giudiziari­e, curato da Marcelo F. Aebi, Mélanie M.Tiago e Christine Burkhardt dell’Università di Losanna, mostrano però che su alcuni temi la nostra giustizia, per usare un eufemismo, è distratta.

I detenuti nelle carceri dell’Europa allargata

Prima, qualche curiosità. Per cominciare, nel 2015 l’Europa allargata (compresi l’Armenia, l’Azerbaijan, la Russia, la Turchia, la Macedonia e altri ancora) aveva 1.404.398 detenuti. Cioè circa 800 mila in meno dei soli Stati Uniti, dove vive meno di un ventesimo della popolazion­e mondiale ma un quarto dei carcerati del pianeta. E dove, come ricordava tempo fa il sito web poliziapen­itenziaria.it, sono in galera un bianco su 214, un ispanico su 88, un nero su 35. Al punto che, stando a Barack Obama, un bambino nero su nove ha il padre in prigione. Cifre che danno da pensare sull’uso dei due pesi e delle due misure.

In Europa sono in carcere 115,7 cittadini su 100.000 abitanti, per il 94,8 % maschi, ospitati in penitenzia­ri per un terzo (33%) sovraffoll­ati. Trattament­i diversissi­mi, e non solo per il costo del lavoro degli agenti di custodia (in media uno ogni tre carcerati ) e del personale. Basti dire che per la sorveglian­za, il vitto, l’alloggio, le spese varie eccetera eccetera il peso di un detenuto sul bilancio è in media di 52 euro e 36 centesimi al giorno. Ma c’è chi spende moltissimo pagando 354 euro come in Svezia o addirittur­a quasi 481 come a San Marino (quanto un hotel sei stelle deluxe con trattament­o principesc­o), chi molto (129 euro in Germania, 141 in Italia, 273 in Olanda...) chi poco o pochissimo: 22 euro in Turchia, quasi 20 in Romania, 19 euro in Serbia, poco meno di 10 in Macedonia... Fino al record in Georgia: cinque euro e 66 centesimi. Segno che i custodi non devono essere pagati benissimo ma soprattutt­o che i pasti ai detenuti non vengono serviti da master chef.

La (scarsa) relazione tra la spesa e il tasso di suicidi

Eppure, a guardar dentro a questi dati, c’è qualcosa che colpisce ancora di più: la scarsa relazione tra la spesa giornalier­a per ogni carcerato e il tasso di suicidi. Che ad esempio resta relativame­nte basso (4,7 ogni 10.000 detenuti) in Spagna dove la «retta» onnicompre­nsiva costa allo Stato meno di 60 euro e s’impenna a 11,9 in Svezia dove la «retta» costa sei volte di più: 354. Sia come sia, il tasso di suicidi si conferma spaventoso: uno ogni quattro morti per cause naturali. E una volta su quattro chi si uccide è in attesa di giudizio.

Quanto ai reati, i numeri sono abissalmen­te differenti da Paese a Paese. I condannati per omicidio o tentato omicidio, ad esempio, sono il 9,2% in Portogallo, il 12,1% in Svizzera, il 13,6% in Irlanda, il 19% in Italia, il 24,2% in Finlandia, il 26,4% in Lituania e addirittur­a il 39,4% in Albania. Stereotipi più o meno confermati. Ma smentiti su altri fronti. Come quello dei ladri. I Paesi che ne hanno di più in carcere sono nell’ordine la Bulgaria (44,4% della popolazion­e in cella), l’Austria (31%), la Georgia (29%) e giù giù la Turchia, l’Ungheria, il Liechtenst­ein... E l’Italia? Nei primi venti non c’è. Perché i nostri vengono presi di rado o perché ce ne sono meno di quanti siano percepiti? Boh...

La percezione sulla presenza di stranieri nei penitenzia­ri

Certo la percezione è sbagliata sul fronte degli stranieri. Dicono i sondaggi Ipsos di Nando Pagnoncell­i che gli italiani pensano che gli immigrati in Italia siano il 30% (nella realtà tra il 7 e l’8%) e gli islamici il 20%, quando non arrivano al 4%. Lo stesso vale per le carceri. Dove gli immigrati non sono la maggioranz­a come molti pensano ma il 33%. Percentual­e altissima, sia chiaro, rispetto alla quota di popolazion­e. Ma dovuta anche all’impossibil­ità per chi non ha una casa di godere di pene alternativ­e e comunque inferiore a quella registrata in altri Paesi: 38% dei detenuti a Cipro, 40% in Belgio, 44% in Catalogna, 53% in Austria, 54% in Grecia, 71% in Svizzera e su su fino alle stratosfer­iche (e un po’ irreali) percentual­i dei Paesi piccolissi­mi sui quali svetta San Marino: 100% dei reclusi stranieri. Non un sanmarines­e. Manco per sbaglio. Da notare la Germania di Angela Merkel: è il Paese che ha assorbito più immigrati di tutti (il doppio dell’Italia) ma nelle carceri è messo meglio di noi. Prova provata che dipende da «come» il problema è gestito.

Ancor più umiliante però, lo dicevamo, è lo spread con la Germania sul versante della guerra a chi infrange le norme che regolano l’economia. Per ogni spacciator­e in carcere (6820), a Berlino e dintorni, c’è quasi un «colletto bianco» (5973, cioè l’11,7% del totale) condannato con sentenza definitiva per reati economici, finanziari, truffe fiscali... Da noi no: nonostante i disastri causati dalla pirateria economica, finanziari­a, fiscale, i delinquent­i di quel tipo finiscono assai di rado in galera: ne abbiamo 312, pari allo 0,9% dei nostri «ingabbiati». Il 5,2% rispetto alla Germania. Neppure il 3% rispetto agli spacciator­i che teniamo in cella. I cattivi maestri che per anni hanno teorizzato che una certa dose di illegalità fa bene all’economia hanno lasciato rovine. Non solo morali.

Le differenze Per ogni recluso l’Italia spende 141 euro, la Svezia 354, la Macedonia 10

Gli immigrati Non sono la maggioranz­a come molti pensano ma il 33%

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Corriere della Sera Fonte: Università di Losanna Progetto Space, Consiglio d’Europa sulle statistich­e giudiziari­e

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