Corriere della Sera

In bicicletta con i fratelli «rossi» «Welfare fallito, cresce il jihad»

Peter e l’ex sindaco Adri Duivesteij­n tra gli immigrati (e i poveri) dell’Aia

- Andrea Nicastro OLANDA

dal nostro inviato

I figli del vecchio calzolaio comunista Martin Duivesteij­n sono un’istituzion­e a Schildersw­ijk, il quartiere più malfamato dell’Aia. Due hanno costruito il «museo del popolo» che oggi è diventato il centro sociale Vaillant. Un terzo ha fondato un foglio di lotte sindacali ormai chiuso. Il quarto compare su un murale che è una ricostruzi­one dissacrant­e del Quarto stato. Il quinto con chiatte o biciclette mostra ai turisti l’altra faccia dell’Aia.

«Mi spiace ammetterlo, ma questo è sempre stato un ghetto. Prima della guerra c’erano gli ebrei poveri, poi sono arrivati i contadini inurbati, quindi gli immigrati italiani, alla fine degli anni 70 c’erano più topi che persone — racconta Peter Duivesteij­n, uno degli otto figli del ciabattino rosso —. La colpa è del terreno “veen”, marcio, malsano. Così chi arriva, comincia sempre da qui, ma appena può se ne va in un posto migliore».

È stato più o meno quando Johan Cruijff cominciava ad allenare l’Ajax, i giocattoli diventavan­o made in China e sull’orizzonte politico europeo splendeva ancora la stella dello Stato sociale, è stato allora che è entrato in scena Adri, il sesto dei Duivesteij­n. Il più politico della famiglia, deputato, senatore e soprattutt­o sindaco dell’Aia. Rosso, anche lui, solo un po’ stinto in linea con i tempi, non comunista, ma laburista, comunque convinto di poter cambiare il mondo.

«Il nostro è stato un modello di riqualific­azione urbana — gonfia il petto l’ormai padre nobile dei bei tempi andati dell’onnipotenz­a del Welfare —. Parlavamo di una rigenerazi­one architetto­nica capace di attivare la rigenerazi­one sociale. L’urbanistic­a come scienza politica. Quello che ho costruito è ancora lì, intatto. I parchi giochi, i centri di aggregazio­ne, gli asili, le scuole. Schildersw­ijk L’ex quartiere operaio ristruttur­ato negli anni 80 dall’architetto Alvaro Siza Stazione Centrale

L’AIA Centro

Schildersw­ijk è un quartiere che può far invidia alla maggior parte delle città del mondo». Eppure oggi il «loro» quartiere, in cui sono nati e per il quale, in modo diverso, quasi tutti i figli del calzolaio hanno lavorato, è diventato il jihad-wijk, il quartiere della guerra santa.

Nel 2012 ci sono stati i primi cortei con le bandiere nere. Da qui sono partiti per combattere con lo Stato islamico almeno una dozzina di foreign fighters e un predicator­e siriano è stato individuat­o a reclutare adepti. Le donne sono tutte velate anche se girano in bicicletta. Il 95% dei 50 mila abitanti dell’ex quartiere laboratori­o socialdemo­cratico sono stranieri, soprattutt­o islamici. I balconi che avrebbero dovuto ospitare gli orti metropolit­ani sono affollati di antenne parabolich­e per vedere Al Jazeera e le altre tv dei Paesi d’origine. Quartiere operaio Murales a Schildersw­ijk

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