Noi, mamme di Bolzano: perché facciamo più figli
Nell’unica provincia dove le nascite sono in aumento «Qui non abbiamo solo sussidi ma progetti di vita»
Viaggio tra le mamme per capire il modello-Bolzano: il resto d’Italia segna meno 2-4 per cento di nascite ma qui, unica eccezione, siamo al +3,2. Le donne hanno 1,70 figli ciascuna contro la media dell’1,34. I segreti di tanta fertilità? Agenzia della famiglia, aiuti alle mamme e ai bambini e altro ancora.
Monica Lazzarini, 41 anni, nata e cresciuta a Bolzano, ha cinque figli. «Il bello di una famiglia numerosa è anche la confusione dei bambini», racconta, «io ho avuto un’infanzia solitaria: il mio unico fratello è nato che ero diciottenne... Il bello di avere tanti figli sono i giochi fatti insieme, io che canto con loro a tavola e mi sento la ragazzina che non sono stata». Monica è una delle mamme a cui il Corriere ha chiesto cos’è il «modello Bolzano». Qui, la popolazione è aumentata dell’1,4 per cento, altrove, Trentino Alto Adige a parte (più 1,1), è diminuita. Le donne di Bolzano hanno 1,78 figli ciascuna, contro la media nazionale di 1,34. Ingannevole è l’esiguità dei decimali. Nel rapporto appena presentato dall’Istat, c’è scritto: «Se si potesse estendere la fecondità di Bolzano all’Italia, figureremmo tra i top-fertility Countries dell’Unione Europea, con Francia, Regno Unito e Svezia». Invece, siamo al minimo storico: 12 mila neonati in meno nel 2016 e sempre più figli unici. Però, assicura Monica, «essere in tanti è bello anche quando c’è poco, quando si scartano i regali di Natale e sono solo pensierini».
L’Agenzia della famiglia
Prima di passare alle storie, per capire, bisogna passare dagli uffici dell’Agenzia della famiglia: dal 2011, i nuclei familiari aiutati sono aumentati da 37 mila a 47 mila e i fondi da 45 milioni a 73 milioni di euro. I bambini da zero a tre anni ricevono un assegno che, dal 2013, vale 200 euro al mese. Non è per i ricchi, ma per chi non supera gli 80 mila euro all’anno di reddito netto, «pari però al 90 per cento delle famiglie», fa i conti l’assessora Waltraud Deeg. L’importo si cumula con un assegno regionale più elastico sull’età e in media da 110 euro mensili, e col bonus nazionale da 80. Le mamme di Bolzano sono da tempo, a loro insaputa, il laboratorio del disegno di legge Lepri ora in discussione al Senato sull’«assegno universale» per i figli. Che definirlo universale è un iperbole: copre 18 anni di vita, ma ammonta a 200 euro per figlio sotto i 30 mila di reddito e a niente oltre i 50 mila. E 16 dei 23 miliardi necessari, gli unici trovati, arrivano col gioco delle tre carte dall’abolizione dell’esistente: assegni, detrazioni, bonus bebè.
Non solo sussidi
Luana, 43 anni, mamma di due bimbi di 8 e 11 anni, è cresciuta a Bolzano, ha vissuto a Londra: «Ero direttrice artistica di una discoteca, poi mi sono trasferita vicino a Milano, per amore. Quando ci siamo lasciati, avevo due figli, non aveva senso restare lì né potevo tornare a lavorare di notte. Mi è venuta la depressione post partum, ma Bolzano mi ha riaccolta a braccia aperte. Avendoci abitato per almeno 15 anni, ho avuto una casa popolare, bellissima, su tre piani, col giardino. Affitto: 50 euro, e spese condominiali ridotte. Finché non ho iniziato a guadagnare, ho pagato dieci euro di elettricità. A Bolzano, ti aiutano finché non cammini da sola». Lei si è inventata un progetto di educazione ambientale, che porta nelle scuole, con un cartone animato, Bidonzolo. E con l’amica Romina Luppi ha una pagina Facebook sulle mamme di Bolzano e dintorni. «Voglio diventare autosufficiente e qui ho le condizioni per farcela», dice. Alle medie, dove va il figlio più grande, ci sono corsi pomeridiani di musica, arte e recupero compiti.
Le mamme non si aiutano solo coi sussidi. Ovunque, ci sono centri Elkis, punti d’incontro per figli, genitori ed educatori, e i tagesmütter, asili nido gestiti da madri appositamente formate, tariffa oraria da 0,90 a 3,65 euro. C’erano già prima che diventasse presidente della Provincia Arno Kompatscher, sette figli, portabandiera di una provincia dove non si è persa la fiducia nel futuro, anche perché c’è più lavoro che altrove e la disoccupazione è solo al 3,7 per cento.
I requisiti
Caty De Lisi, 36 anni, estetista con un marito — Mattia Trapani — marmista, ha due bimbi e vuole il terzo. Per Davis, 5 anni, riceve 80 euro mensili, per Steven, 5 mesi, 200, «cifre che aiutano, ma i figli costano di più», osserva. Anche qui, sono più prolifiche le straniere, media 2,42 figli, mentre le bolzanine ne hanno 1,62, comunque più delle connazionali. A casa di Estefania Cruz, ecuadoriana, i figli sono quattro. «Il mio patrigno era di Bolzano e io, rimasta vedova, ho raggiunto lui e mia madre», racconta. Aveva già Micaela, oggi 12 anni, e Antonella, 15. Ora ha pure un maschietto, Alessandro, 6 anni, dal compagno Marco Battizocco, che ha anche Kevin, quindicenne. Estefania ha aperto un’agenzia di matrimoni e feste per bambini: «D’estate, nei parchi, vengono benissimo», assicura. Avendo figli abbastanza grandi, riceve solo 250 euro al mese. «Ma viviamo in una casa popolare, bella, con tre camere, sala, nel quartiere Oltrisarco, che è piacevole, mentre altre case sono in zone di rom e musulmani dall’alto tasso di litigiosità». Anche qui non mancano diatribe fra etnie. L’assessora Deeg spiega che, fra i requisiti dell’assegno provinciale, c’è la residenza fissa da cinque anni o quella storica di 15: «Non si può arrivare solo allettati dagli aiuti, ma abbiamo criteri inclusivi per chi ha progetti di vita e lavoro». Poi, i criteri valgono in generale.
Inseguendo i sogni
Monica, la prima mamma citata, quella che canta coi figli, è separata, ha una malattia cronica e ha dovuto lasciare il lavoro di cassiera. Gaia, 16 anni, Samuel, 12, Giulia, 10, Noemi, 6, Mia, 4, sono troppo grandi per il bonus da 200 euro. «Per loro, ricevo 670 euro al mese», spiega, senza smettere di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Abitiamo in una casa popolare bella, il quartiere è quasi un Bronx, ma l’appartamento è soleggiato, ha quattro stanze, sala, cucina... Pago 50 euro più 200 di condominio». Bolzano, aggiunge, non l’ha mai fatta sentire sola: «Per mio figlio, che è iperattivo, usufruisco di psicologi e di un centro specializzato». La vita, però, sono le canzoni coi bambini e sono le prove che non ti aspetti. Monica racconta di prendere solo 380 euro d’invalidità. Anche Bolzano è Italia. «Sto lottando, speriamo», sospira. E passa a descrivere il sogno di trasferirsi in Romagna: «A tutti noi piace il mare. E pazienza se perderemo qualche aiuto. Niente aiuta a vivere meglio se non perseguire i sogni».