Nomine, il primo report
Nella tornata di nomine pochi nuovi ingressi. Confermato Bianchi all’Enel, Bader dalla Farnesina a Leonardo
Da oggi l’esame delle società partecipate dello Stato passa al mercato: un report di Ubs è dedicato in particolare alle sfide che attendono Poste Italiane.
Trentasette nomi per altrettante caselle da occupare. La tornata nomine ai vertici della spa di Stato restituisce la mappa del potere e delle forze in campo, regnante il governo Gentiloni. All’attuale premier, a dire il vero, è riconducibile un solo nome: Luca Bader. Si tratta dell’ex capo della segreteria particolare di Gentiloni, durante il suo incarico da ministro degli Esteri. Bader è un esperto di affari internazionali e figura nell’elenco degli amministratori del nuovo consiglio di amministrazione di Leonardo-Finmeccanica. Per il resto la principale novità al vertice del gruppo è la nomina di Alessandro Profumo (già Unicredit e Mps) come amministratore delegato.
Osservatori e commentatori, oltre a interrogarsi sulla scelta che colloca un banchiere alla guida di un’azienda che opera nel settore difesa, hanno cercato di leggere in filigrana la matrice di questa opzione. Pura nomina dell’ex premier Matteo Renzi o frutto di condivisione tra le diverse sensibilità del Quirinale, del ministro Pier Carlo Padoan e dello stesso Renzi. Le sfumature valgono per Profumo ma assumono, nel caso delle altre nomine, una più netta coloritura politica. L’intero board dell’Enel, a cominciare dall’amministratore delegato, Francesco Starace, viene riconfermato, replicando l’impianto adottato proprio da Renzi nel 2014. In consiglio resta, tra l’altro, Alberto Bianchi, avvocato e presidente della Fondazione Open, la holding politica del renzismo e della Leopolda. Meccanismo analogo per l’Eni, dove Claudio Descalzi incassa il via libera al secondo mandato come capo azienda e con lui il resto del board, ad eccezione di Profumo che passa, come detto, in Leonardo. Nel neo consiglio del cane a sei zampe, presieduto da Emma Marcegaglia, rimangono dunque Diva Moriani (quota Renzi), Andrea Gemma (quota Alfano) e Fabrizio Pagani (quota Padoan-Tesoro). Un po’ di rimescolamento di carte è emerso sull’asse tra Terna e Poste Italiane. La mano di Renzi tuttavia appare più che visibile. A cominciare dalla scelta di rimuovere Francesco Caio alla guida del gruppo postale. Peraltro l’unica bocciatura, dal momento che il mancato rinnovo di Mauro Moretti a capo di Leonardo discende da ragioni di opportunità politiche, all’indomani della condanna in primo grado per la strage ferroviaria di Viareggio. Archiviata la gestione Caio il testimone di Poste passa a Matteo Del Fante, già Jp Morgan ed ex direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti, scelto nel 2014 dal governo Renzi per la carica di amministratore delegato in Terna.
Nel nuovo board di Poste oltre all’ingresso di Del Fante va registrato l’arrivo di Carlo Cerami, avvocato, già responsabile della dalemiana fondazione Italianieuropei a Milano, e oggi vicino alla corrente Pd di Andrea Orlando. New entry anche per le quote rosa Francesca Isgrò, avvocato dello studio Orrick e consigliere al Poligrafico dello Stato, e Antonella Guglielmetti, commercialista e revisore dei conti. Riconferma invece per l’ex parlamentare Udc, Roberto Rao. Sul fronte Terna l’arrivo di Luigi Ferraris come ad si configura come un indennizzo, da parte del Tesoro, sia per la mancata nomina del 2014 alla guida di Enel, sia per il merito del collocamento in borsa di Poste in veste di direttore finanziario.