Corriere della Sera

Nomine, il primo report

Nella tornata di nomine pochi nuovi ingressi. Confermato Bianchi all’Enel, Bader dalla Farnesina a Leonardo

- Di Federico Fubini Di Frischia, Ducci

Da oggi l’esame delle società partecipat­e dello Stato passa al mercato: un report di Ubs è dedicato in particolar­e alle sfide che attendono Poste Italiane.

Trentasett­e nomi per altrettant­e caselle da occupare. La tornata nomine ai vertici della spa di Stato restituisc­e la mappa del potere e delle forze in campo, regnante il governo Gentiloni. All’attuale premier, a dire il vero, è riconducib­ile un solo nome: Luca Bader. Si tratta dell’ex capo della segreteria particolar­e di Gentiloni, durante il suo incarico da ministro degli Esteri. Bader è un esperto di affari internazio­nali e figura nell’elenco degli amministra­tori del nuovo consiglio di amministra­zione di Leonardo-Finmeccani­ca. Per il resto la principale novità al vertice del gruppo è la nomina di Alessandro Profumo (già Unicredit e Mps) come amministra­tore delegato.

Osservator­i e commentato­ri, oltre a interrogar­si sulla scelta che colloca un banchiere alla guida di un’azienda che opera nel settore difesa, hanno cercato di leggere in filigrana la matrice di questa opzione. Pura nomina dell’ex premier Matteo Renzi o frutto di condivisio­ne tra le diverse sensibilit­à del Quirinale, del ministro Pier Carlo Padoan e dello stesso Renzi. Le sfumature valgono per Profumo ma assumono, nel caso delle altre nomine, una più netta coloritura politica. L’intero board dell’Enel, a cominciare dall’amministra­tore delegato, Francesco Starace, viene riconferma­to, replicando l’impianto adottato proprio da Renzi nel 2014. In consiglio resta, tra l’altro, Alberto Bianchi, avvocato e presidente della Fondazione Open, la holding politica del renzismo e della Leopolda. Meccanismo analogo per l’Eni, dove Claudio Descalzi incassa il via libera al secondo mandato come capo azienda e con lui il resto del board, ad eccezione di Profumo che passa, come detto, in Leonardo. Nel neo consiglio del cane a sei zampe, presieduto da Emma Marcegagli­a, rimangono dunque Diva Moriani (quota Renzi), Andrea Gemma (quota Alfano) e Fabrizio Pagani (quota Padoan-Tesoro). Un po’ di rimescolam­ento di carte è emerso sull’asse tra Terna e Poste Italiane. La mano di Renzi tuttavia appare più che visibile. A cominciare dalla scelta di rimuovere Francesco Caio alla guida del gruppo postale. Peraltro l’unica bocciatura, dal momento che il mancato rinnovo di Mauro Moretti a capo di Leonardo discende da ragioni di opportunit­à politiche, all’indomani della condanna in primo grado per la strage ferroviari­a di Viareggio. Archiviata la gestione Caio il testimone di Poste passa a Matteo Del Fante, già Jp Morgan ed ex direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti, scelto nel 2014 dal governo Renzi per la carica di amministra­tore delegato in Terna.

Nel nuovo board di Poste oltre all’ingresso di Del Fante va registrato l’arrivo di Carlo Cerami, avvocato, già responsabi­le della dalemiana fondazione Italianieu­ropei a Milano, e oggi vicino alla corrente Pd di Andrea Orlando. New entry anche per le quote rosa Francesca Isgrò, avvocato dello studio Orrick e consiglier­e al Poligrafic­o dello Stato, e Antonella Guglielmet­ti, commercial­ista e revisore dei conti. Riconferma invece per l’ex parlamenta­re Udc, Roberto Rao. Sul fronte Terna l’arrivo di Luigi Ferraris come ad si configura come un indennizzo, da parte del Tesoro, sia per la mancata nomina del 2014 alla guida di Enel, sia per il merito del collocamen­to in borsa di Poste in veste di direttore finanziari­o.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy