L’area oscura dove politica e criminalità si incontrano
Arriva al cuore della questione mafiosa contemporanea, il presidente Sergio Mattarella, quando dice che «bisogna azzerare la zona grigia». Perché quell’area occulta e indistinta dove la criminalità s’incontra e fa accordi con la politica è il cappio che continua a condizionare e in qualche caso soffocare la pubblica amministrazione, e dunque la vita dei cittadini. Tutti, anche quelli che non hanno nulla a che fare con la politica né con la criminalità. Accade senza ricorrere a omicidi o attentati eclatanti, ma con minacce che quasi sempre restano sottotraccia, o attraverso la corruzione di per sé invisibile. Finché qualcuno non si ribella e denuncia, o le forze di polizia ci arrivano per vie traverse. È la condizione di vita quotidiana nelle regioni a tradizionale densità mafiosa, ma non solo. Basta fare un po’ di attenzione alle cronache locali. Soltanto la scorsa settimana in Campania sono state arrestate 66 persone accusate di pagare e incassare tangenti «per assegnare appalti a imprese legate direttamente o indirettamente al famigerato clan dei casalesi: amministratori locali, manager, professionisti e tecnici», ha scritto il giudice. Nello stesso giorno, in Liguria, altri arresti hanno scoperchiato gli affari di una ‘ndrina della ‘ndrangheta reggina attiva sul golfo del Tigullio, che praticava usura e riciclaggio dopo aver attirato nella sua orbita anche un ex sindaco e un ex parlamentare. A Catania, nelle stesse ore, un funzionario della Regione è finito in carcere insieme ad altre 13 persone in un’inchiesta su un traffico dei rifiuti gestito dalla cosca Santapaola. E si potrebbe andare avanti con altrettanti episodi dalla Puglia alla Lombardia passando per Emilia-Romagna e Veneto. Cronache di ordinaria criminalità che trova terreno fertile nel sottobosco e nelle anticamere della politica locale. Alimentando quella «zona grigia» che inseguendo «denaro, potere e impunità» — ricorda il capo dello Stato — provoca inevitabili conseguenze anche sulle persone estranee ad ogni collusione e inquinamento; per esempio attraverso la concorrenza falsata e i servizi pubblici scadenti. Ecco perché, come ammonisce ancora Mattarella, «la lotta alle mafia riguarda tutti, e nessuno può chiamarsene fuori».