Corriere della Sera

Il campione del rugby e la nuova vita «Ho sfidato il cancro con un sorriso»

La diagnosi sbagliata, l’intervento, la ripartenza. Il racconto di Castrogiov­anni conquista la Rete

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era formato sui nervi della zona lombare (tecnicamen­te: un neurinoma), ma era benigno e per rimuoverlo non c’era stato nemmeno bisogno di tagliare il nervo colpito. Il che avrebbe creato un problema a un piede, rendendo il rugbista zoppo per sempre. E invece eccolo lì, due mesi dopo l’intervento, di nuovo in campo. E, nel 2016, con la maglia dell’Italia, per giocare il suo ultimo Sei Nazioni prima del ritiro, dopo la partita col Galles.

Il frammento video

Niente che non sapessimo già, in teoria. Eppure un frammento video tratto dal programma di Rai 1 e pubblicato su Corriere.it, ha avuto ieri decine di migliaia di visualizza­zioni. Il che può essere un problema, perché giornali e television­e hanno la brutta abitudine di abusare della parola «favola»: ma non c’è altro modo di spiegare un simile riscontro in Rete, se non ricorrendo proprio al meccanismo elementare per il quale ogni bambino acquista sicurezza sentendosi raccontare qualcosa che conosce già. Soprattut- Rugbista Martin Castrogiov­anni in campo e a «Ballando con le stelle» to se nella favola in questione qualcosa che fa una gran paura finisce per svanire nel nulla. Nel frammento video, la ballerina Sara Di Vaira propone a Castro di ballare a petto nudo, ma lui dice di no perché non vuole che qualcuno pensi che voglia dare spettacolo con la sua cicatrice.

«Nessuno parlava»

Segue racconto: «Dopo la risonanza magnetica erano tutti bianchi in faccia. Nessuno aveva il coraggio di dirmi niente. In ospedale non ho voluto né mia sorella né mia madre: ha una certa età, farla venire dall’Argentina per vedermi sdraiato in un letto non aveva senso. Inutile dire che non ti prende la paura e che non ti passano pensieri per la testa: perché non è così». E insomma, se ogni favola ha bisogno di un eroe, Castrogiov­anni (anche il giorno dopo, a domanda specifica) non ne vuole sapere: «Provo ad affrontare la vita con grinta, la stessa che ho sempre messo sui campi da rugby, ma anche con un po’ di leggerezza. I veri problemi non sono i miei, ma sono quelli dei ragazzi che davvero lottano ogni giorno per la vita» e il riferiment­o è ai bambini che ha conosciuto durante e dopo la sua malattia. E che aiuta ogni volta che può, per esempio con la clownterap­ia. Nella mistica dell’eroe (o in quella più banale — e quindi più insopporta­bile — della spinta a superare i propri limiti che ci bombarda da ogni lato) non può esserci spazio per la fortuna.

La forza del sorriso

Ma chi, come Castrogiov­anni, è passato attraverso certe cose, sa che la fortuna viene prima (e dopo) di tutto. Saperlo può essere terribilme­nte sconfortan­te. O parecchio d’aiuto, dipende dai punti di vista. Quello di Castrogiov­anni è di considerar­si «un’altra volta fortunato. Dopo quel giorno ho capito che la vita va sempre vissuta con un sorriso, perché sorridere aiuta, trasmette tante cose, gioia, forza. E soprattutt­o non sai mai quello che ti potrebbe accadere domani: bisogna vivere ogni giorno come fosse l’ultimo».

Lui, a dire il vero, lo faceva anche prima della malattia. Ma allora era carattere. Adesso è una scelta. Sventurato chi, per qualsiasi ragione, ancora non lo ha imparato.

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