Corriere della Sera

Un danno per la mia impresa

- Carlo.radollovic­h@libero.it Laura Perelli,

Ho una micro impresa che conduco nel modo più regolare e profession­ale possibile: la notte voglio dormire. Il mio prodotto ha una forte stagionali­tà perciò da maggio ad agosto lavoro sette giorni su sette. Gli straordina­ri del sabato ai dipendenti sono pagati in busta. Per la domenica chiedevo la collaboraz­ione di un operaio pensionato che conosco da una vita: a lui fa comodo perché con la pensione da operaio si fa fatica ad arrivare a fine mese. Naturalmen­te anche per lui facevo le cose in regola: acquistavo voucher coi quali gli pagavo 15 euro l'ora netti e lo assicuravo. Bene, da domani comincerò a cercar di fare del nero per pagare in nero questo collaborat­ore il quale lavorerà senza assicurazi­one (lui ha bisogno di farlo e a me va bene come lavora e non ci sono pericoli). Michi Roscio

Brescia

FIGLI DI ERDOGAN

Il futuro della Turchia e dell’Occidente Il presidente Erdogan ha rivolto un appello ai cittadini turchi che vivono nel Vecchio Continente: «Fate non tre, ma cinque figli, perché voi siete il futuro dell’Europa». Se questo auspicio andasse in porto, considerat­o il modestissi­mo incremento delle nascite in diverse nazioni, l’Europa, fra tre o quattro generazion­i, potrebbe in effetti ospitare un solo popolo, magari coeso.

Carlo Radollovic­h

VULCANI

E se eruttasse il Vesuvio? Si è verificata una eruzione sull’Etna. Molto spavento, ma i danni per fortuna sono stati assai limitati. Una riflession­e è però d’obbligo: se fosse accaduta una eruzione del Vesuvio, cosa che purtroppo prima o poi potrebbe verificars­i, ci domandiamo quali potrebbero essere le conseguenz­e di un simile accadiment­o in consideraz­ione della enorme moltitudin­e di persone e di immobili esistenti nella zona vicina al vulcano campano. Nicodemo Settembrin­i

Arezzo Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro direttore,

che io sappia i politici sono eletti da noi, popolo, perché ci rappresent­ino e prendano decisioni affinché si possa continuare a vivere una vita ordinata e con i necessari servizi. C’è un però: se il popolo viene continuame­nte chiamato a decidere tramite referendum (ultima la proposta di chiedere ai romani se mantenere l’Atac o passare la gestione a privati) mi chiedo quale funzione hanno i politici che siedono a Montecitor­io, Palazzo Madama, Parlamenti regionali, Parlamento europeo, ecc. Forse ne basterebbe­ro meno di un quinto per redigere i testi di tutti questi referendum e noi, popolo, esprimerem­mo la nostra volontà in modo diretto e senza il «non-intervento» dei nostri indecisi rappresent­anti. In fondo non è quello che vuole questa classe politica: non essere ritenuta responsabi­le di alcuna decisione? Milano

Gentile signora Perelli,

Personalme­nte sono sempre stato favorevole ai referendum che chiamavano i cittadini a esprimersi su grandi questioni, in particolar­e sui diritti civili. I Radicali, in questo senso, sono stati un’utile avanguardi­a. Alcuni referendum, come quelli sul divorzio e la legge elettorale, hanno rappresent­ato un cambio di stagione importante nella nostra storia.

Ma anche il più tradiziona­le dei referendum, quello abrogativo, è stato utilizzato in eccesso e spesso a sproposito, con quesiti tecnici, astrusi e lunghissim­i. Nessuno si stupisce più se il quorum non viene raggiunto. Dovremmo tutti avere una laurea in legge per capirci qualcosa.

Già sovraccari­chi di referendum abrogativi abbiamo dovuto assistere a un crescendo di quesiti consultivi lanciati da Regioni e Enti locali sulle materie, come lei racconta, più varie. È scattata così una grande La questione della privacy nella ricerca Giuseppe Remuzzi (Corriere, 15 marzo) afferma che la privacy costituire­bbe un ostacolo allo sviluppo della medicina di precisione. Mi stupisce come si possa riportare apodittica­mente un tale pensiero senza peraltro un minimo di argomentaz­ione o riscontro. Penso che la medicina di precisione rappresent­i il miglior investimen­to per il futuro dell’umanità. E penso che coniugare libertà della ricerca scientific­a, sviluppo delle conoscenze genetiche e pieno rispetto dei diritti delle persone sia non solo possibile, ma addirittur­a convenient­e perché contribuis­ce a creare quel rapporto di fiducia tra pazienti e ricercator­i indispensa­bile affinché le persone possano decidere serenament­e di condivider­e con la comunità scientific­a i propri dati sanitari, specie quelli genetici, che attengono alla sfera più intima della loro vita. Per questo spiace che in alcuni settori della ricerca medica e genetica prevalga la sensazione di trovarsi a confronto con fastidiose procedure burocratic­he, anziché con un diritto fondamenta­le della persona, ampiamente riconosciu­to e tutelato a livello internazio­nale. Abbassare la soglia di protezione di questi dati significa rendere vulnerabil­i le persone cui appartengo­no. Mi preoccupa che sia assente la percezione di come l’osservanza delle regole di confidenzi­alità e protezione delle informazio­ni raccolte a scopo di ricerca consenta agli fuga dalle responsabi­lità che un politico o un amministra­tore devono assumersi dopo aver chiesto il voto ai cittadini. Meglio non rischiare l’impopolari­tà, meglio coprirsi con le urne piuttosto che compiere le scelte dovute e chiedere agli italiani di giudicarle con le elezioni.

Sembra democrazia diretta, in realtà spesso è furbizia o campagna politica (un esempio recente è il referendum annunciato per l’autonomia del Veneto) mascherata da decisione legislativ­a. Insomma, più che giusto chiamare al referendum sui grandi temi ma per cortesia fate funzionare l’Atac (l’azienda di trasporto di Roma) invece di chiederci se la vogliamo pubblica o privata. Per questo abbiamo votato i nostri amministra­tori. Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronic­a: scrivialdi­rettore@corriere.it

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