Corriere della Sera

Wagner solenne tra le macerie di una cattedrale bombardata

- Di Enrico Girardi

in scena alla Scala, dove mancava da 27 anni, una sontuosa edizione dei Maestri cantori di Norimberga. La commedia wagneriana circola poco in Italia. È impegnativ­o produrla. E la durata (cinque ore e mezza con gli intervalli) scoraggia un certo pubblico.

Ma è un prodigio di bellezza e sapienza: un titolo diverso dagli altri di Wagner, che dietro la maschera di una vicenda leggera, erige un monumento alla cultura tedesca (Norimberga ne è un simbolo forte) e all’arte quale fattore identitari­o di un popolo. In questa sorta di trattato di estetica musicale emergono inoltre il ritratto di un personaggi­o meraviglio­so (lo storico cantore Hans Sachs) e il sublime tema della rinuncia, che questi incarna e che Wagner tratteggia con una delicatezz­a e una profondità da far venire la pelle d’oca.

La grandezza dei Maestri cantori non si misura solo nella immensa vastità del loro profilo formale ma nella miriade di dettagli che lo impreziosi­scono. In tal senso la presenza di Daniele Gatti sul podio è una garanzia. Conosce come pochi questo vocabolari­o e lo interpreta con una cura e un amore preziosi. Il passo è magniloque­nte e solenne ma il suono è cameristic­o, svela le infinite risorse del magistrale contrappun­to wagneriano, grazie anche a un’orchestra e a un coro duttili come meglio non si riesce a desiderare.

Come sempre, il Coro, che qui ha un peso non indifferen­te, è ottimament­e istruito da Bruno Casoni. A ciò si aggiunga che il cast ruota attorno a un Hans Sachs sempliceme­nte stupendo, mai un accento fuori posto. È il baritono Michael Volle, mattatore sulla scena. Bene anche Markus Werba (il censore Beckmesser, che per una volta la regia non mette alla berlina), Albert Dohmen (Pogner), Peter Sonn (David), Anna Lapkovskaj­a (Magdalene) e Jacqueline Wagner, anche se quest’ultima è una Eva convincent­e nello stile ma un po’ leggerina. Manca invece all’appello il Walther di Michael Sul palco Da sinistra: Jacqueline Wagner, Michael Schade e Michael Volle Schade. Per ironia della sorte, sarebbe il vincitore della gara di canto… Non sta bene, perciò per le prossime recite è pronto a sostituirl­o Erin Caves.

Da manuale lo spettacolo di Harry Kupfer. Racconta ogni dettaglio dell’azione con la naturalezz­a dei registi di rango. E l’ambienta tra le macerie di una cattedrale bombardata e i ponteggi della ricostruzi­one: un paesaggio «alla Friedrich» ma con precise geometrie «alla Dürer», desolazion­e e consapevol­ezza che la vita va oltre, sotto cieli plumbei e sfondi metropolit­ani che sono poesia pura. Il teatro non è pieno ma il successo è calorosiss­imo.

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