Corriere della Sera

Buffon è il più juventino nuovo monumento vivente

- Di Cristiano Gatti

Anche se non per tutti sarebbe motivo d’orgoglio, Gigi Buffon risulta ufficialme­nte il più juventino di sempre. Storico sorpasso su Boniperti (sopra Scirea, Del Piero, Furino): quello 39.680 minuti zebrati, il nuovo signore dei Gobbi 39.706. Con tutta l’aria di salire ancora molto, da qui in avanti. Ciò che per mezza Italia sarebbe un’infamia insopporta­bile, per il portiere dell’hotel Nazionale diventa un effetto paranormal­e. Era un ragazzino, aveva 17 anni, esordì in un Parma-Milan: persino io, presente alla prima, quella volta compresi — e scrissi — che nella porta del Parma non c’era una bella promessa, ma un perfetto fenomeno. Da quel giorno, 614 partite in serie A, primo tra i praticanti (primato assoluto per Paolo Maldini: 647). Ma i numeri, per quanto eclatanti, hanno un senso quando servono a tirare conclusion­i. Per Buffon, si tratta di un vero monumento in vita, né più né meno. Certi roboanti consuntivi sono immaginabi­li soltanto a fine carriera, lui ci arriva — verrebbe da dire — nel fiore degli anni, tenendo conto dell’efficienza. Potrebbero scorticarl­o sadicament­e a strati, granata e interisti, ma ne troverebbe­ro subito un altro bianconero. Buffon ormai è bianconero dentro, fino in fondo. Con la Juve e per la Juve ha vissuto anni d’oro e anni di ghisa, ha alzato i trofei e abbassato le orecchie, fino al punto più basso della serie B. Nel bene e nel male, sempre numero 1, non solo sulla schiena. Prima di lui, in un’altra Italia e in un’altra generazion­e, qualcosa di molto simile fu Zoff. Allora pensammo tutti che nessuno sarebbe più riuscito a ripetere l’epopea. Chi poteva sapere che proprio in quel periodo una donna stava per partorire Gigio il Prodigio, più forte delle leggende.

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