Buffon è il più juventino nuovo monumento vivente
Anche se non per tutti sarebbe motivo d’orgoglio, Gigi Buffon risulta ufficialmente il più juventino di sempre. Storico sorpasso su Boniperti (sopra Scirea, Del Piero, Furino): quello 39.680 minuti zebrati, il nuovo signore dei Gobbi 39.706. Con tutta l’aria di salire ancora molto, da qui in avanti. Ciò che per mezza Italia sarebbe un’infamia insopportabile, per il portiere dell’hotel Nazionale diventa un effetto paranormale. Era un ragazzino, aveva 17 anni, esordì in un Parma-Milan: persino io, presente alla prima, quella volta compresi — e scrissi — che nella porta del Parma non c’era una bella promessa, ma un perfetto fenomeno. Da quel giorno, 614 partite in serie A, primo tra i praticanti (primato assoluto per Paolo Maldini: 647). Ma i numeri, per quanto eclatanti, hanno un senso quando servono a tirare conclusioni. Per Buffon, si tratta di un vero monumento in vita, né più né meno. Certi roboanti consuntivi sono immaginabili soltanto a fine carriera, lui ci arriva — verrebbe da dire — nel fiore degli anni, tenendo conto dell’efficienza. Potrebbero scorticarlo sadicamente a strati, granata e interisti, ma ne troverebbero subito un altro bianconero. Buffon ormai è bianconero dentro, fino in fondo. Con la Juve e per la Juve ha vissuto anni d’oro e anni di ghisa, ha alzato i trofei e abbassato le orecchie, fino al punto più basso della serie B. Nel bene e nel male, sempre numero 1, non solo sulla schiena. Prima di lui, in un’altra Italia e in un’altra generazione, qualcosa di molto simile fu Zoff. Allora pensammo tutti che nessuno sarebbe più riuscito a ripetere l’epopea. Chi poteva sapere che proprio in quel periodo una donna stava per partorire Gigio il Prodigio, più forte delle leggende.