«Previsioni impossibili Adesso è a rischio l’unità del Regno»
La baronessa Prashar: i referendum non funzionano
Con un partito laburista in stato comatoso, la vera opposizione al governo di Theresa May e ai suoi piani per una «hard Brexit» la sta facendo la Camera dei Lord. E fra i Pari d’Inghilterra la baronessa Prashar, vicepresidente del British Council, siede nella commissione per l’Unione Europea, dopo essere stata membro di quella che ha condotto l’inchiesta sulla guerra in Iraq.
Baronessa, siete voi Lord l’ultimo ostacolo che si frappone a una rottura netta fra Londra e la Ue?
«Non direi che stiamo diventando un ostacolo, stiamo provando piuttosto a giocare un ruolo costruttivo, mostrando quali sono le opportunità e le implicazioni della Brexit».
Che alcuni nel governo vorrebbero così radicale che viene paragonata a una caduta da un precipizio.
«Spero che non cadremo in questo precipizio. Non sarebbe di beneficio né per l’Europa né per noi trovarsi in quella posizione. Perciò è importante che il Parlamento abbia un ruolo nel vagliare ciò che avverrà e nel metterne in luce le conseguenze. Vogliamo sapere in che direzione stiamo andando».
Quindi continuerete a fare le pulci al governo?
«È inevitabile, il nostro ruolo di Camera di revisione è di sottolineare le questioni che vanno sollevate. Sarebbe un tradimento del nostro dovere se non lo facessimo».
Eppure vi accusano di essere dei privilegiati non eletti che si mettono di traverso alla volontà del popolo.
«Siamo ben consapevoli che non siamo eletti. Ma allo stesso tempo bisogna riconoscere che la Camera dei Lord è composta da persone con esperienza. Perciò possono lanciare slogan sulla Camera non eletta e la volontà del popolo, ma allo stesso tempo bisogna riconoscere che grazie alla nostra esperienza siamo in grado di portare alla luce le conseguenze della Brexit».
La Scozia ha appena votato per un nuovo referendum sull’indipendenza. C’è davvero il rischio di disgregazione del Regno Unito?
«Sono molto nervosa. Certe cose prendono una loro dinamica. Molto dipenderà da che tipo di accordo verrà raggiunto con la Ue. Vorrei che il Regno Unito restasse assieme, ma è molto difficile fare previsioni. Chi avrebbe previsto la Brexit, d’altra parte? Non si può mai sapere».
Westminster è stata l’obiettivo di un attacco terroristico. E i movimenti populisti, dall’Europa all’America, puntano a screditare l’idea stessa di democrazia rappresentativa. Le istituzioni parlamentari sembrano essere sotto un tiro incrociato.
«Sarebbe un peccato se la democrazia parlamentare venisse messa in pericolo dai populisti. Questioni complesse richiedono considerazione Le competenze È vero che non siamo eletti, ma per non finire nel precipizio servirà anche la nostra esperienza
adeguata. Le soluzioni populiste sono molto semplici e non affrontano le complessità. Il mondo sta diventando sempre più complesso e andremmo verso un mondo pericoloso se ci basassimo solo sulla retorica populista e non avessimo il livello di deliberazione che otteniamo tramite la democrazia rappresentativa. Non penso che i referendum siano un buon modo di affrontare questioni complesse: non possono essere risolte con risposte semplici, con un sì o un no».
Quindi anche quello sulla Brexit è stato un errore?
«Il referendum su una questione così complessa non è stata la cosa più saggia da fare. Ma riconosco che con l’avvento dei social media l’appello diretto al popolo da parte dei leader è diventata la norma. Il problema è come avere a che fare con quella tecnologia e farla lavorare assieme alla democrazia parlamentare. È questa la grande sfida».