Vitale: va fatto, ma vicino a casa non lo vorrei
Il finanziere e membro del cda Fai: «La battaglia degli ambientalisti è di retroguardia»
della sua sontuosa dimora in valle d’Itria a imprenditori e banchieri. «Ci vado spesso». Anni fa, il finanziere ha fatto parlare di sé per aver messo all’asta a New York una settimana in una sua villa di Cisternino (Brindisi), a scopo benefico per una raccolta fondi.
Vitale riprende il filo del discorso. «Il dramma della vicenda è la perdita dei posti di lavoro, in un Paese affamato di occupazione. Salvo poi lamentarsi della mancata crescita del Pil. Basta fare due conti. Moltiplichiamo i sessanta posti che si creerebbero, così mi pare di aver letto, per 30 mila euro lordi, per gli anni passati a discutere e per quelli della durata dei lavori. Escono belle cifre».
L’occupazione è un tema importante, non c’è dubbio. Ma in Puglia, in quell’area, c’è chi teme per l’impatto sull’ambiente. Non è un problema? «Per favore. Semmai è quello rappresentato dai veti incrociati e dalle battaglie che portano avanti la varie associazioni ambientaliste». Il problema, sta dicendo, sono gli ambientalisti? «Spostare qualche decina di piante? Non mi pare un ostacolo serio» (Vitale è anche consigliere d’amministrazione del Fai, Fondo ambiente italiano). «Alcuni sostengono posizioni di retroguardia. Tanto più in un Paese dove le cose, in un modo o nell’altro, si fanno lo stesso. Se l’opera è stata decisa deve essere finita». E degli ulivi cosa ne dice, retroguardia anche questo? «Irrilevante. Spostare qualche decina di piante non mi pare un ostacolo serio. L’ulivo è resistente, si trapianta con facilità».
Ostuni dista un centinaio di chilometri dal luogo in cui dovrebbe passare il gasdotto. Vitale dice che non ha proprietà in quella zona. Non però che avrebbe accettato supinamente
«Come sempre in questi casi l’auspicio è che prevalga il buon senso: stiamo, ripeto, parlando di qualche centinaio di piante di ulivo che presto saranno di nuovo al loro posto».
Resta l’obiezione che quel tratto del Tap sarebbe potuto transitare in un’area diversa e, magari, già interessata da insediamenti industriali.
«Ho l’impressione che si voglia trascurare il fatto che sono stati valutati 14 scenari alternativi, prima di concludere che la soluzione corretta era stata individuata a Melendugno». i lavori se una sua tenuta si fosse trovata vicino all’area dei cantieri. «Certo, avrei voluto anche io che il gasdotto me lo facessero da un’ altra parte». Ma come? «Non è una contraddizione. In Italia manca il metodo. Io farei come in Francia: sei mesi di discussione per spiegare nel dettaglio cosa si intende fare. Ma una volta presa la decisione si va avanti senza esitazione. E mi pare che in Puglia una decisione sia stata presa dal Governo». La Regione non è d’accordo. «Su questioni di interesse nazionale le amministrazioni locali non devono avere potere di veto».
Le piante Io farei come in Francia: sei mesi di discussione per spiegare cosa si intende fare. Poi, una volta deciso, si va avanti