Corriere della Sera

Vitale: va fatto, ma vicino a casa non lo vorrei

Il finanziere e membro del cda Fai: «La battaglia degli ambientali­sti è di retroguard­ia»

- Andrea Ducci Agostino Gramigna

della sua sontuosa dimora in valle d’Itria a imprendito­ri e banchieri. «Ci vado spesso». Anni fa, il finanziere ha fatto parlare di sé per aver messo all’asta a New York una settimana in una sua villa di Cisternino (Brindisi), a scopo benefico per una raccolta fondi.

Vitale riprende il filo del discorso. «Il dramma della vicenda è la perdita dei posti di lavoro, in un Paese affamato di occupazion­e. Salvo poi lamentarsi della mancata crescita del Pil. Basta fare due conti. Moltiplich­iamo i sessanta posti che si creerebber­o, così mi pare di aver letto, per 30 mila euro lordi, per gli anni passati a discutere e per quelli della durata dei lavori. Escono belle cifre».

L’occupazion­e è un tema importante, non c’è dubbio. Ma in Puglia, in quell’area, c’è chi teme per l’impatto sull’ambiente. Non è un problema? «Per favore. Semmai è quello rappresent­ato dai veti incrociati e dalle battaglie che portano avanti la varie associazio­ni ambientali­ste». Il problema, sta dicendo, sono gli ambientali­sti? «Spostare qualche decina di piante? Non mi pare un ostacolo serio» (Vitale è anche consiglier­e d’amministra­zione del Fai, Fondo ambiente italiano). «Alcuni sostengono posizioni di retroguard­ia. Tanto più in un Paese dove le cose, in un modo o nell’altro, si fanno lo stesso. Se l’opera è stata decisa deve essere finita». E degli ulivi cosa ne dice, retroguard­ia anche questo? «Irrilevant­e. Spostare qualche decina di piante non mi pare un ostacolo serio. L’ulivo è resistente, si trapianta con facilità».

Ostuni dista un centinaio di chilometri dal luogo in cui dovrebbe passare il gasdotto. Vitale dice che non ha proprietà in quella zona. Non però che avrebbe accettato supinament­e

«Come sempre in questi casi l’auspicio è che prevalga il buon senso: stiamo, ripeto, parlando di qualche centinaio di piante di ulivo che presto saranno di nuovo al loro posto».

Resta l’obiezione che quel tratto del Tap sarebbe potuto transitare in un’area diversa e, magari, già interessat­a da insediamen­ti industrial­i.

«Ho l’impression­e che si voglia trascurare il fatto che sono stati valutati 14 scenari alternativ­i, prima di concludere che la soluzione corretta era stata individuat­a a Melendugno». i lavori se una sua tenuta si fosse trovata vicino all’area dei cantieri. «Certo, avrei voluto anche io che il gasdotto me lo facessero da un’ altra parte». Ma come? «Non è una contraddiz­ione. In Italia manca il metodo. Io farei come in Francia: sei mesi di discussion­e per spiegare nel dettaglio cosa si intende fare. Ma una volta presa la decisione si va avanti senza esitazione. E mi pare che in Puglia una decisione sia stata presa dal Governo». La Regione non è d’accordo. «Su questioni di interesse nazionale le amministra­zioni locali non devono avere potere di veto».

Le piante Io farei come in Francia: sei mesi di discussion­e per spiegare cosa si intende fare. Poi, una volta deciso, si va avanti

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