Mario e Paolo, i fratellastri E in paese tutti dicono: si sapeva che picchiavano
A poche ore dall’arresto di Mario Castagnacci, 27 anni e Paolo Palmisani di 24, per l’omicidio di Emanuele Morganti, tra Alatri e Tecchiena nessuno è meravigliato. E il commento più frequente è: «Non è mica la prima volta. Adesso perché c’è scappato il morto, ma se ne dovevano accorgere prima».
Si respira un misto di rabbia unita a disprezzo, perché molti già conoscono le rivelazioni degli amici di Emanuele. E a leggere i verbali, la responsabilità dei due fermati ieri sembra grave. C’è Sofia che agli investigatori racconta: «Ho visto i quattro buttafuori colpire ripetutamente Emanuele. Intanto ho notato Paolo Palmisano, diceva: “Ah sì, mo’ ci penso io”. Poi si è allontanato, si è diretto verso le scalette che portano in via Circonvallazione e dopo poco è passato davanti a me con un ferro a forma di L e correndo si è diretto nel punto dove Franco e Mario Castagnacci e i quattro buttafuori e altre persone che non conosco stavano aggredendo Emanuele». Sofia non vede se anche Paolo lo colpisce o no. Simone assiste alla scena: «Ho visto Paolo Palmisani ed Emanuele iniziare a litigare. Emanuele andava verso la fontana. Paolo lo ha inseguito e gli ha dato un pugno. Emanuele ha cercato di scappare verso la parte bassa della piazza, ma Mario Castagnacci lo ha inseguito e lo ha colpito da dietro con un altro pugno, nella parte posteriore della testa. Emanuele è caduto e ha sbattuto la testa contro una macchina parcheggiata». Simone si avvicina. Vede Emanuele a terra e attorno a lui Mario, Paolo e altri che colpivano Gianmarco Ceccani, l’unico intervenuto per cercare di soccorrerlo.
Paolo abita a Tecchiena, la stessa frazione di Emanuele. Mario sul suo profilo Facebook è amico della sorella e di due cugini del ragazzo che ha ucciso. Paolo e Mario, tutti in paese li chiamano fratellastri. Storia famigliare complicata, Stesso giro di amicizie borderline, non estranee alla violenza gratuita, ai precedenti penali e
La rabbia «Non è la prima volta Ora c’è scappato il morto, se ne dovevano accorgere prima»
all’uso di sostanze dello «sballo». Su Paolo, muratore saltuario presso l’azienda del padre, circolano molti aneddoti. Un compagno di classe di Emanuele racconta: «È sempre stato un violento. Un po’ di tempo fa ha dato un pugno in faccia a un minorenne dentro un bar. Ma poi non gli hanno fatto niente. Da quando me lo ricordo io, però è sempre stato una “testa calda”. Certo nessuno di noi pensava che si potesse arrivare a tanto. Però il problema sono un po’ le “consumazioni”».
Di Mario, invece, raccontano un’evoluzione in negativo. «Sette-otto anni fa non era cosi», dicono in paese. Poi è finito in un brutto giro e lo trovarono con della droga in auto. Rimase per oltre un anno in carcere e quando uscì cominciò a lavorare come cuoco in un ristorante del litorale pontino. Ma nei racconti di paese la sua biografia parte sempre dal padre Franco e dal soprannome della sua famiglia: «Bell’armi». Nel profilo Facebook, Franco, si mostra con una grande pistola in mano. Forse giocattolo. E il commento di un’amica sotto è: «Sì proprio nu Bell’armi».