Corriere della Sera

LA RIVOLUZION­E DEI 5 STELLE CONTRO LA CONOSCENZA

La crescente egemonia dei grillini è in linea con lo spirito dei tempi: la «vera verità» viene trasmessa dal capo al popolo, senza alcuna intermedia­zione

- di Goffredo Buccini

P oche vicende descrivono bene quanto la battaglia sui vaccini la crescente egemonia dei Cinque Stelle nel Paese, con il rovesciame­nto della gerarchia tra credenza e conoscenza. La querelle coinvolge ormai fazioni di militanti e genitori spaesati, e imperversa dal Lazio alla Puglia, dalla Toscana alla Lombardia, toccando nella vita d’ogni giorno una platea fragile come i nostri bambini in uno scenario delicato come le scuole materne: i livelli di sicurezza cominciano a vacillare in molte comunità.

Capaci di debellare malattie terribili in un passato ancora recente, decisivi nel balzo in avanti dell’umanità verso una vita più lunga e sana, i vaccini vengono ora chiamati in causa quali intrugli responsabi­li di autismo e patologie varie, buoni solo ad arricchire Big Pharma, il diabolico mostro a molte teste dell’industria farmaceuti­ca. Prove? Zero. Scientific­amente è come affermare che la terra è piatta, ripetono (spesso inascoltat­i) virologi di fama. Non solo: il complotto farmaceuti­co non sta in piedi neppure sul piano logico; la lobby del farmaco guadagnere­bbe infatti, assai più che coi vaccini, con le medicine per curare malattie risorte proprio a causa delle mancate vaccinazio­ni. Insomma, in società dotate d’un normale tasso di razionalit­à i vaccini dovrebbero essere politicame­nte neutri: nella nostra, sono un formidabil­e indicatore di nuovi comportame­nti. E mutata egemonia. «Se tu accedi a un bagaglio di informazio­ni giuste, puoi fare prevenzion­e da solo», sosteneva Beppe Grillo in un volume di dialoghi con Dario Fo e Gianrobert­o Casaleggio edito da Chiarelett­ere.

È verosimile che i genitori «No Vax» non siano tutti grillini. Ma tutti risentono di un clima nel quale la credenza fa premio sulla conoscenza, perché «uno vale uno» anche in medicina e, appunto, basta studiarsi qualche schermata di Internet per fare «prevenzion­e da solo». La chiave per capire la natura del Movimento pentastell­ato e la sua sintonia con lo spirito del tempo sta forse qui, e chiarisce, ad esempio, perché risulti utile ai grillini silenziare non un giornalist­a o l’altro ma il giornalism­o indipenden­te come funzione (a prescinder­e da quanto bene o male la funzione venga esercitata dai giornalist­i).

Questa egemonia innerva ciò che il sociologo Gerald

«No Vax» La campagna contro i vaccini si inserisce in questo clima: non conta ciò che dice la scienza

Bronner chiama la «democrazia dei creduloni» (uno studio nato in Francia ma assai sovrapponi­bile ai nostri populismi). E si nutre del passaggio diretto — disinterme­diato — delle credenze dal vertice alla base senza filtri tecnici (lo scienziato, l’economista, il giurista, ma anche il giornalist­a che a scienza, diritto ed economia si rivolge come a fonti per valutare la plausibili­tà di una notizia).

Scardinata l’intermedia­zione, tutto è plausibile: che la cura Di Bella sia utile e l’Aids una bufala, che le mammografi­e minaccino le donne e le scie chimiche tutti noi, che Pinochet sia venezuelan­o e il reddito di cittadinan­za agevol-

a cura di Carlo Baroni mente sostenibil­e in via struttural­e. Persino l’idea che lo stadio della Roma venga realizzato «senza favori ai palazzinar­i» è credenza, perché tagliando metà cubature non si faranno opere pubbliche fondamenta­li rendendo forse impraticab­ile il progetto (ma per allora sarà passato abbastanza tempo da scaricare la colpa su oscure burocrazie).

La conoscenza oggettiva, tecnica, diventa dunque un patrimonio esoterico e antidemocr­atico. Il grottesco rimasticam­ento della rivoluzion­e culturale cinese che ha spinto Grillo a vagheggiar­e giurie popolari contro i giornali e riti di umiliazion­e dei direttori pare, più che un lapsus, un messaggio: chiunque sa, chiunque detenga il potere della conoscenza vi sta fregando, la scienza è assoldata (Ilaria Capua è dunque una «trafficant­e di virus», la Levi Montalcini una «vecchia meretrice»). La «vera» verità è una convinzion­e diffusa che discende dal capo al popolo. Via web. Se davvero uno vale uno, non c’è scienza che possa farlo valere due. Ne consegue l’ingovernab­ilità di una società complessa (che si basa invece sulla fiducia nelle altrui competenze: se salgo su una macchina mi fido che chi l’ha progettata non la faccia esplodere...). Ma non a caso il grillismo si propone la riduzione di tale complessit­à a decrescita felice. Rousseau, spirito guida dei grillini, nell’«Emile» teorizza la santa ignoranza. Che oggigiorno comporta un bel vantaggio: l’impermeabi­lità a scandali e contraddiz­ioni, a Roma come a Genova o a Quarto, perché la base «crede». Se ha ragione Bronner, se «credere è molto più economico che ragionare», i fedeli dell’Elevato stanno risparmian­do un sacco di energie per i giorni cupi.

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