Corriere della Sera

SEBASTIO E LA DERIVA DEI MAGISTRATI IN POLITICA (IN ATTESA DELLA LEGGE)

- di Luca Mastranton­io

La candidatur­a a sindaco di Taranto dell’ex procurator­e della Repubblica Franco Sebastio è un caso emblematic­o dei possibili danni collateral­i dell’entrata in politica di un magistrato. Sebastio (classe 1942) ha meritoriam­ente dedicato gran parte della sua vita all’inchiesta sui disastri ambientali imputati all’Ilva di Taranto, città nella quale ha deciso, da neopension­ato, di candidarsi con una lista civica, «Muta vento», che presenterà domenica prossima; per ora ha l’appoggio di Rifondazio­ne comunista (per la gioia dei fan dell’espression­e «toghe rosse»). Ma Sebastio si candida — prima ombra — mentre alla Camera arriva un testo che vuole regolare i travasi dalla magistratu­ra alla politica, impedendo a un magistrato di candidarsi nella circoscriz­ione di competenza degli ultimi cinque anni, a meno che non sia un ex magistrato da due anni. Sebastio, incurante di questo scenario, si candida nella zona dove ha lavorato fino al dicembre 2015: quando cioè è andato in pensione, controvogl­ia, con tanto di ricorso, poi abbandonat­o, al Tar: e allora — seconda ombra — la politica è una seconda scelta? O il proseguime­nto con altre armi della battaglia giudiziari­a? Terza ombra, cruciale: la sua candidatur­a rafforza l’inchiesta o le argomentaz­ioni dei detrattori? Se lo chiedete a chi la sta portando avanti, forse vi dirà che un faro politico del genere danneggia il processo, che ora è in Corte d’Assise, con decine di imputati e una sfilza di testimoni e parti lese che inizierann­o a sfilare a campagna elettorale iniziata: tra questi, Vincenzo Fornaro, ex allevatore che ha patito le conseguenz­e dell’inquinamen­to, e si candida con la lista ambientali­sta «Taranto respira», a frammentar­e il fronte ambientali­sta-legalitari­o che rischia di non arrivare neanche al ballottagg­io. Morale della favola? Potrebbe essere molto triste: in caso di flop, la candidatur­a di Sebastio avrebbe solo prodotto delle ombre gratuite su un processo delicato, che lui per primo non dovrebbe voler danneggiar­e.

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