Corriere della Sera

L’EMERGENZA EDUCATIVA E GLI ASSASSINI GIOVANI

- Michele Cauterucci­o Laura La Franca Sibylle Abstoss

Quale malessere vivono quei ragazzi per trovare soddisfazi­one nel violentare un loro coetaneo? Chissà qual è stata la motivazion­e del sedicenne. Resta il fatto che il ragazzo ha tolto la vita a chi gli ha dato la vita e a chi gli dava da vivere. Che il bullismo abbia superato ogni limite lo dimostra la violenza gratuita contro un ragazzo di 20 anni.

Cari Michele, Laura, Sibylle,

Le sevizie sul tredicenne di Giugliano (Napoli), il parricidio di Selvazzano (Padova) e il linciaggio di Alatri (Frosinone) hanno ferito la sensibilit­à di migliaia di lettori, a giudicare dai messaggi arrivati via mail e attraverso i social. Sono tre episodi ovviamente diversi, ma segnano un degrado morale che spaventa. Perché hanno una cosa in comune: torturator­i e assassini sono giovani, talora giovanissi­mi. Come ha detto il vescovo di Anagni e Alatri, monsignor Lorenzo Loppa, «si è perso il senso della comunità, le radici del rancore sono seminate come spazzatura ovunque». Va detto che da anni la Chiesa italiana denuncia l’«emergenza educativa» come uno dei più grandi mali del nostro Paese.

È un’emergenza che nasce dalla crisi di istituzion­i come la scuola e la famiglia (e forse la stessa Chiesa). Colpisce che tutto avvenga in pubblico: il pestaggio di Emanuele Morganti è avvenuto davanti alle telecamere di sorveglian­za; la rete è a volte scelta per amplificar­e le gesta degli aggressori. Ma è una violenza antica quella che riemerge dalle pieghe più profonde della provincia italiana, per altri versi feconda di talenti e di forze positive. E la violenza, come ha scritto Gianrico Carofiglio, nasce da un complesso di inferiorit­à, dal sentimento di inadeguate­zza, oltre che dalla naturale aggressivi­tà di cui speravamo di esserci liberati. Cent’anni fa si teorizzava che la violenza fosse la levatrice della storia. In questi stessi giorni, i popoli d’Europa si stavano massacrand­o nelle trincee della Grande guerra. Poi dittature di opposto segno ideologico andarono al potere nel sangue. Anche la società che seguì alla Seconda guerra mondiale era percorsa da tensioni: l’Italia degli anni 70 era un Paese più violento di quello di oggi, c’erano il terrorismo rosso, il terrorismo nero, i sequestri di persona, le sparatorie nel centro di Milano. Ma il senso di ferocia e di assurdità che emerge dalle cronache del nostro tempo ci lascia tutti feriti.

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