Corriere della Sera

Elezioni e firme false Chi è senza peccato?

- Di Gian Antonio Stella

Tutte verginelle? Ma dai! A leggere i commenti gonfi di indignazio­ne sulle (presunte) firme false raccolte per Virginia Raggi alle ultime comunali, chi ha buona memoria non ha potuto trattenere una risata. Sia chiaro: se è vero, come dice il servizio di Filippo Roma delle «Iene», che il «documento di presentazi­one della lista datato 20 aprile 2016» conteneva già 1352 firmatari a sostegno nonostante il «firma day» con quel numero esatto di sottoscrit­tori dovesse arrivare solo tre giorni dopo, il 23 aprile 2016, c’è qualcosa che non va. Ed è difficile credere che «gli ufficiali autenticat­ori delle firme quel 23 aprile erano 10, mentre i banchetti di raccolta 20». È dai tempi di San Pietro d’Alcántara che non si conoscevan­o esempi di ubiquità. Ben venga un’inchiesta: deciderann­o i giudici. Detto questo, l’archivio Ansa trabocca di casi che coinvolgon­o un po’ tutti i partiti. Perfino i radicali, cioè quelli che per anni e anni hanno dato battaglia (in solitudine) contro questo genere di brogli arrivando a sporgere denuncia nel 2000 in tutte le Procure d’Italia, sono stati schizzati dal fango. Capitò nel corso dell’inchiesta di Udine sulle provincial­i e le comunali del ’95, che vide l’arresto di 12 persone e il rinvio a giudizio di 71. Per dare un’idea dell’andazzo cui abbiamo assistito per decenni, citiamo un’Ansa del 2000 su Genova: «Le sette liste che non avrebbero raggiunto il quorum, secondo l’inchiesta della Procura, per partecipar­e alle elezioni comunali del ‘97 sono: Ccd-Cdu (428 firme false su un totale di 1270), Movimento sociale italiano-Fiamma tricolore (310 firme false su 1148), Liste civiche associate (314 firme false su 1261), Repubblica­ni-socialisti (187 firme false su 1183) Dini-Rinnovamen­to italiano (388 firme false su 1351), Partito popolare italiano (153 firme false su 1133) e Verdi (161 firme false su 1141)…». Perfino l’ultima elezione al Parlamento di Sergio Mattarella, nel 2001, finì in un’inchiesta (poi evaporata: prescrizio­ne) su 17 esponenti del partito popolare che avrebbero ritoccato un po’ di firme. Per non dire degli scontri legali e delle reciproche accuse per le firme false imputate a Mercedes Bresso, Roberto Cota, Sergio Chiamparin­o, Roberto Formigoni… Proprio Formigoni, poche settimane fa, si è visto confermare la condanna a risarcire Marco Cappato e la Lista Pannella che aveva diffamato sostenendo che le denunce radicali su una serie di firme false erano una «macchinazi­one». Insomma, ben vengano le indagini sulla Raggi. Ma chi è senza peccato…

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