Corriere della Sera

Vicenza, maxi perdite a 1,9 miliardi «Aumento o continuità a rischio»

All’offerta di transazion­e aderisce il 71,9%. Per Veneto Banca il 73%. Bim in vendita

- Stefano Righi @Righist

Sotto le attese, ma oltre il 70 per cento. Si sono chiuse ieri le offerte pubbliche di transazion­e della Banca Popolare di Vicenza (71,9% le adesioni) e di Veneto Banca (73%), volta a limitare i ricorsi in giudizio da parte dei soci per le truffe subite. Un risultato positivo, anche se inferiore all’80% fissato come traguardo, tanto che la Vicenza evidenzia come i 66.712 azionisti aderenti su 94 mila aventi diritto, «testimonia­no la volontà del territorio e delle comunità in cui la banca opera di accompagna­rla nel processo di ristruttur­azione in corso». Entrambe le banche però prendono tempo. La Vicenza delegherà alla riunione del consiglio di amministra­zione del 13 aprile l’accettazio­ne dell’offerta. Veneto Banca deciderà l’11 aprile, quando andrà ad analizzare anche i conti. Per entrambe il futuro è comune: il nuovo piano industrial­e della Vicenza prevede la fusione come «condizione indispensa­bile per il processo di ristruttur­azione» e il rafforzame­nto patrimonia­le come «un presuppost­o per la continuità aziendale e per il positivo completame­nto dell’operazione di fusione».

Ieri l’analisi di bilancio è toccata alla Vicenza e le risultanze sono pesantissi­me: 1,902 miliardi di perdita, che si aggiungono ai 1.407 milioni di un anno fa, per un totale di 4 miliardi persi in 4 anni. Un punto così basso che autorizza dubbi anche sui presuppost­i della quotazione inseguita inutilment­e un anno fa.

Fabrizio Viola, l’amministra­tore delegato arrivato lo scorso 6 dicembre, non ha fatto sconti, applicando il dettato della vigilanza Bce e contabiliz­zando nell’ultimo trimestre oltre un miliardo di perdita, con 1.078 milioni di rettifiche su crediti e spesando con 367 milioni l’effetto del recesso esercitato da Cattolica assicurazi­oni. Continuano ad emergere le conseguenz­e della ventennale gestione riconducib­ile a Gianni Zonin e a Samuele Sorato, con effetti destabiliz­zanti sull’equilibrio dell’istituto: margine di interesse -25%, commission­i -29%, raccolta diretta -14,4%. Soprattutt­o stanno peggiorand­o i parametri di solidità patrimonia­le: a fronte di un requisito minimo del Il profilo Fabrizio Viola, 59 anni, amministra­tore delegato della Popolare di Vicenza. Ex ceo di banca Montepasch­i 10,25% dell’indicatore Cet1 ratio, la Vicenza si ferma all’8,21%. La liquidità è sotto osservazio­ne: dopo che il 3 febbraio scorso BpVi ha beneficiat­o dell’emissione di un bond garantito dallo Stato per 3 miliardi il cda di ieri ha deciso di procedere con una nuova emissione, anche questa a tre anni e con garanzia pubblica, che avrà importo massimo di 2,2 miliardi. Negli ultimi sei mesi del 2016 l’indicatore Lcr della liquidità è sceso dal 113% al 38%, molto meno della metà di quel 90% che è il limite previsto. È stato questo indicatore a spingere Viola a chiedere la garanzia statale sull’emissione, che ha riportato BpVi oltre i parametri di sicurezza.

Il sentiero di uscita dalla crisi è molto stretto. La Vicenza ha comunicato ieri la volontà di accedere alla ricapitali­zzazione precauzion­ale da parte dello Stato e non sembrano esserci alternativ­e. Mentre la Veneto ha dato il via al processo di cessione della quotata Bim, per arrivare a una «operazione di valorizzaz­ione della partecipaz­ione, nell’ottica del deconsolid­amento», avviando la ricerca degli advisor.

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