Corriere della Sera

L’AVEVA CHIAMATA COSÌ COME LE COSE PULITE E PIENE DI LUCE. ORA VOLEVA METTERLA AL MONDO LEI

- Di Silvia Avallone

L’aveva chiamata Bianca. Come le cose bianche.

Come le cose pulite e piene di luce. L’aveva chiamata così tante volte nella sua testa, specialmen­te nei giorni peggiori. A bassa voce, chiusa a chiave nel bagno. Alla fermata dell’autobus quando non riusciva a dormire, quando non c’era un solo posto dove potesse andare — con quella pancia.

Ne aveva seguito i movimenti dei piedi, dei gomiti, delle ginocchia attraverso la pelle. L’aveva sognata. E provato a indovinarl­a dalle immagini delle ecografie. Ma adesso che la vedeva per la prima volta, capiva che non era né conosciuta né ignota. Era sua. Così tanto sua da schiantarl­e il cuore. Aveva creduto di non farcela, fino a un istante prima. Aveva sentito gli occhi rovesciars­i, le forze che se ne andavano. Solo un dolore immenso e accecante. E la testa di Bianca incastrata dentro, che le spaccava in due il bacino. Aveva pensato: Adesso muoio. Va bene così. Lei nascerà in qualche modo. Aveva pensato: La tireranno fuori. Questo è l’importante. E a me mi butteranno via, come un guscio che non serve più. A Marilisa che le gridava di spingere ancora, aveva sussurrato: «No, non ce la faccio». E aveva chiuso gli occhi. La sala operatoria era nella stanza accanto, sapeva che c’era sempre un chirurgo pronto per un cesareo d’urgenza. Solo che poi aveva

avvertito qualcosa in fondo al corpo. Un richiamo così remoto, come da una galassia senza nome. Così potente.

Voleva vederla. Questo aveva sentito. Che voleva conoscerla. Che voleva metterla al mondo lei.

Allora aveva spinto. Ancora una volta. L’ultima. Con quale forza, non sapeva, con quale fiato. Mentre Marilisa le ripeteva agitandosi: «Lunga, lunga, lunga! Stai lunga!». E le teneva un dito piantato là dove doveva spingere, dove la sua carne si stava lacerando.

Era uscita. Schizzata via a velocità della luce, come una saponetta bagnata, una liberazion­e assoluta.

 ??  ?? Silvia Avallone è nata a Biella nel 1984 e vive a Bologna. Dal suo primo romanzo, Acciaio (2010), è tratto il film omonimo, diretto da Stefano Mordini, interpreta­to da Michele Riondino e Vittoria Puccini. Del 2013 è Marina Bellezza (Rizzoli)
Silvia Avallone è nata a Biella nel 1984 e vive a Bologna. Dal suo primo romanzo, Acciaio (2010), è tratto il film omonimo, diretto da Stefano Mordini, interpreta­to da Michele Riondino e Vittoria Puccini. Del 2013 è Marina Bellezza (Rizzoli)

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