Corriere della Sera

Rubino: crisi dopo Sanremo, ora metto il nonno in copertina

- Stefano Landi

In copertina ha messo nonno Lino, con un cono in mano. Perché «Il gelato dopo il mare» non è solo il nuovo disco di Renzo Rubino, ma una sorta di rappacific­azione con la vita. «Ho passato tre anni a disintossi­carmi dalla musica, a chiedermi cosa volevo fare da grande. Mi stavo perdendo nella frenesia del presente», spiega.

E allora ha fatto le valigie: a 29 anni è tornato nella sua campagna, in Puglia, «a fare l’orto, a dipingere e lavorare ceramiche: avevo bisogno di riappropri­armi del gusto delle cose semplici. Il gelato dopo il mare è la cosa che mi fa star bene. E mio nonno, simbolo della serenità». Il disco esce venerdì prossimo. È il quarto in 5 anni di carriera del cantautore pugliese. Ma arriva dopo una lunga pausa riflessiva: «Ho capito che per scrivere belle canzoni ci vuole tempo e Voce Il cantautore Renzo Rubino è nato a Taranto il 17 marzo del 1988 soprattutt­o bisogna vivere. A Roma, dopo il successo dei due Festival di Sanremo, suonavo ogni notte in un localino. Era lo sfogo di cui avevo bisogno. Ma quel tipo di divertimen­to mi aveva stancato».

Così è nato un disco intimo, frutto di passeggiat­e domenicali e spese al mercato o in macelleria. Una sorta di questionar­io con se stesso. In cui in due brani, «Pregare» e «Il segno della croce» entra anche il rapporto con la fede: «Ho raccolto gli insegnamen­ti di molte persone sagge, ho smesso di cercare un dio e iniziato a impegnarmi per far star bene la gente». Tra le dediche del disco un puzzle di personaggi molto lontani tra loro: c’è Paolo Sorrentino («la sua visione del mondo mi attrae, mi ha insegnato a cogliere spunti nelle piccole cose»), Puccini come Mick Jagger («da bambino l’opera mi ha dato le basi musicali, poi crescendo ho scoperto il rock»). Tra i brani c’è soprattutt­o un doppio omaggio a Lucio Dalla, l’artista che più di tutti gli ha aperto le orecchie. «Mi sono chiesto tante volte come lui avrebbe spiegato un disagio come il mio. “La la la” e “Cosa direbbe Lucio” sono nate dal nostro dialogo immaginari­o».

Prima tra i Giovani, poi nei Big, nel 2013 e nel 2014, Rubino colpì pubblico e critica a Sanremo. «È stata come la paghetta della mamma che mi diceva vai e divertiti. Una tappa fondamenta­le, ma poi devi trovare il coraggio di andare avanti da solo». E lui ha scelto di percorrere contromano la strada del successo: «Sono lontano dal mondo dei social network, degli influencer, per me il rapporto col pubblico vive di soli live, azzerando le distanze con la gente». Il 20 aprile partirà da Roma un mini tour: 5 concerti nelle città che hanno segnato la sua vita. «Uno spettacolo formato racconto e sarà più rock che in passato».

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