Chef stellati tra intrecci e ricette: lunga vita a «Report»
La domanda che in molti ci siamo fatti è questa: riuscirà «Report» ad andare avanti senza la sua santa protettrice Milena Gabanelli? E poi: Sigfrido Ranucci, da dieci anni coautore del programma, avrà il carisma necessario per affrontare tutte le inevitabili tempeste?
«Report» è un programma d’inchieste e quello che settimana dopo settimana mette in gioco è la sua capacità investigativa, possibilmente affrancata da missioni ideologiche o da quella propensione alla delegittimazione che ormai caratterizza quasi tutti i talk show. La puntata d’apertura della nuova stagione riguardava il mondo degli chef stellati, le connessioni con le guide che assegnano stelle, cappelli da cuoco, forchette, le partecipazioni televisive dei cuochi più famosi. L’inchiesta «Sotto le stelle» di Bernardo Iovene ha raccontato come dietro il fantastico mondo della cucina ci sia in realtà un gioco delle parti e un intreccio promiscuo tra cuochi, fornitori e critici delle più prestigiose guide.
In Italia, non esiste l’abitudine del doppio turno (negli Usa, per esempio, un turno inizia alle 19 e l’altro circa alle 22) e un ristorante stellato con quaranta coperti non riesce a sostenere gli alti costi di gestione. Così ci si arrangia: tv, consulenze a formaggi e acque minerali, sponsorizzazioni (Carlo Cracco presta il suo volto persino alle patatine fritte industriali) e altre cose del genere. Se mai vi è capitato di andare in un ristorante stellato con un giornalista di settore, vi sarete certamente accorti che tutta la cucina è per voi e che non sempre il conto viene portato.
Raspelli, giornalista enogastronomico, non usa mezzi termini, quando parla delle guide ai ristoranti: «Non vorrei esagerare ma credo che gran parte non del giornalismo, ma di chi scrive di queste cose o è marchetta o macchietta» (che è anche una buona definizione per certi programmi tv all’insegna delle mele verdi). Lunga vita a «Report»!