Corriere della Sera

UN PROGETTO PER RINNOVARE LE ISTITUZION­I EUROPEE

- Di Michele Valensise

Caro direttore, un tempo alle riunioni a Bruxelles di solito gli italiani facevano scena muta e si accodavano disciplina­tamente alle indicazion­i della Commission­e. Erano considerat­i buoni europei, convinti della necessità di far prevalere un consenso comunitari­o rispetto a possibili rivendicaz­ioni nazionali. Poi tornavano a casa e spiegavano che l’Europa ci aveva chiesto, o imposto, di fare questo o quello e che noi ci eravamo adeguati per spirito di servizio europeo. Poi venne un’epoca diversa. Gli italiani continuaro­no molte volte a tacere nelle sale del Justus Lipsius al rond-point Schuman ma, quando uscivano per riepilogar­e la riunione, esaltavano l’impegno del nostro Paese nel difendere i sacrosanti interessi nazionali dinanzi ai maligni propositi delle istituzion­i comunitari­e. Peccato però che di quelle battaglie non vi fosse traccia nella memoria dei partecipan­ti, né nei verbali di quegli incontri. Il resoconto era evidenteme­nte destinato al mercato nazionale. Ora è cambiato ancora qualcosa. I nemici dell’Europa sono cresciuti e parlano a voce alta. Da Paese più filo-europeo, l’Italia è scivolata tra gli euro-insofferen­ti. Il vento è girato, molti cavalcano più o meno strumental­mente l’idea che l’Italia debba uscire dall’Unione Europea (anche se parlano di abbandonar­e soltanto l’Euro, il che non è possibile) e l’opinione pubblica è condotta per mano sulla via della demonizzaz­ione dell’Europa, come se fosse la fonte di tutti i nostri mali. Intanto, qualcuno che pure, nonostante difetti e incongruen­ze,

ha a cuore il progetto europeo non risparmia bordate pesanti contro Bruxelles, anche a rischio di confonders­i con i neo-sovranisti o di tirare la volata per loro. È il modo migliore di promuovere interessi e ruolo dell’Italia?

La dichiarazi­one firmata a Roma il 25 marzo dai capi di Stato e di governo dei 27 Paesi dell’Ue è stata ben modulata per consentire la coesione europea dopo il colpo della Brexit. In questa fase spingere per impegni più radicali sarebbe stato controprod­ucente, conosciamo le sensibilit­à degli uni e degli altri. Comunque la strada è aperta per nuclei di integrazio­ne più avanzata per quanti lo vorranno. Il governo italiano può essere soddisfatt­o del successo del suo lavoro intelligen­te e tenace. Ed è importante l’impegno dei leader europei «a dare ascolto e risposte alle preoccupaz­ioni espresse

dai nostri cittadini», rispettand­o la sussidiari­età. Vasto programma, certo, ma da sostenere con vigore.

Tra le voci da ascoltare non trascuriam­o quella dei giovani europei, più attaccati all’idea di stare insieme che di dividersi, come lo stesso referendum britannico ha dimostrato. Alcuni hanno voluto fissare un programma d’azione, con l’aiuto di tre autorevoli tutor, Sylvie Goulard, Peer Steinbrück e Filippo Taddei, e il coordiname­nto del centro italo-tedesco di Villa Vigoni. Ne è nato, nei giorni in cui i governi festeggiav­ano l’anniversar­io dei trattati, un manifesto di Roma (www.romemanife­sto.eu), che mira non solo a difendere l’identità europea ma a battersi per il suo rinnovamen­to. Al centro della proposta dei giovani europei figurano soprattutt­o i diritti alla libertà, alla dignità, a una vita produttiva, alla giustizia e alla protezione sociale, all’ambiente salubre. L’architettu­ra istituzion­ale europea va semplifica­ta, con competenze ben circoscrit­te per l’Unione, lasciando agli Stati membri le responsabi­lità non esplicitam­ente delegate al livello superiore. Il potere legislativ­o andrebbe diviso tra Parlamento europeo, eletto dai cittadini Ue, e Senato europeo, composto dai rappresent­anti dei governi nazionali, che assorbirà Consiglio europeo e Consiglio. Poteri e istituzion­i sarebbero definiti in una costituzio­ne dell’Unione federale. Idee ambiziose, eppure generose e promettent­i, di chi crede che il cambiament­o sia necessario e possibile. Fermiamoci ad ascoltarle, senza pregiudizi, può servire a tutti. Forse anche per far parlare l’Italia non solo alla fine delle riunioni.

Presidente del centro italo-tedesco Villa Vigoni

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