Pd sconfitto in Senato, maggioranza nel caos Le accuse di Renzi: è stato un blitz a tavolino
Affari costituzionali, eletto presidente grazie ai franchi tiratori Torrisi di Ap anziché un dem. L’intervento di Alfano Orfini: abbiamo chiesto un incontro a Mattarella. Ma il Quirinale fa sapere che non sono arrivate richieste
Il centrista di Ap, Salvatore Torrisi, eletto a sorpresa presidente della commissione Affari costituzionali in Senato al posto del candidato dei dem, Giorgio Pagliari. A ribaltare l’esito del voto, sei franchi tiratori (due i bersaniani di Mdp) assieme alle opposizioni. Furente la reazione dell’ex segretario Matteo Renzi: un blitz studiato a tavolino.
L’incidente che molti attendevano, e in parecchi temevano, si è verificato al Senato al momento di votare, a scrutinio segreto, il presidente della commissione Affari costituzionali, dopo 4 mesi di impasse iniziata con le dimissioni di Anna Finocchiaro (Pd), promossa al ruolo di ministra. Con 16 voti (Forza Italia, Lega, M5S e 6 franchi tiratori, tra cui due bersaniani di Mdp) è stato eletto a sorpresa il centrista di Ap Salvatore Torrisi mentre il candidato ufficiale dei dem, Giorgio Pagliari, si è fermato a 11 voti su 17 potenziali senatori schierati con la maggioranza. Così, l’incidente si è presto trasformato in un vasto incendio che il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha tentato di domare: «Mi sembra la classica tempesta in un bicchiere d’acqua... Evidentemente nei mesi in cui ha svolto il ruolo di presidente (reggente, ndr) Torrisi è stato apprezzato anche dalle opposizioni».
Ma la parte renziana del Pd non l’ha presa bene. E ha subito parlato di «vulnus gravissimo nella maggioranza» e di «patto di lealtà venuto meno tra alleati di governo», puntando il dito contro i bersaniani di Mdp e i «Vulnus gravissimo, patto di lealtà venuto meno tra alleati di governo» centristi di Ap. Poi, il presidente reggente dei dem, Matteo Orfini, ha chiesto un incontro al presidente Sergio Mattarella ma il Quirinale ha fatto filtrare che non è arrivata alcuna richiesta del Pd e che comunque il caso appartiene alle dinamiche parlamentari. In serata Orfini e Lorenzo Guerini si sono pure recati a Palazzo Chigi per incontrare Paolo Gentiloni: «Faremo ogni sforzo per rafforzare la maggioranza», ha detto loro il premier. «Spero si eviti la crisi altrimenti andiamo a votare con questa legge elettorale», ha aggiunto Andrea Orlando che sta sfidando Renzi per la guida del Pd.
Il caso Torrisi ha creato fibrillazione nell’ala governativa di Ap. Il ministro Angelino Alfano ha invitato il senatore a dimettersi: «Secondo gli accordi di maggioranza spettava al Pd esprimere il presidente al posto della senatrice Finocchiaro e poco importa se, come pare, all’interno del Pd via siano stati voti in dissenso dell’indicazione ufficiale». Ha aggiunto la capogruppo di Ap, Laura Bianconi: «Siamo persone serie, abbiamo votato per Pagliari. Il Pd guardi in casa sua...».
Al Senato, c’è stato un rincorrersi di voci sul «fuoco amico nel Pd» contro Pagliari. Il dem Ugo Sposetti, davanti a due cronisti, ha detto: «Renzi cercava l’incidente, anzi lo ha costruito...». Per Mario Mauro (FI), «i veri «candidati renziani per la poltrona della I commissione, Cociancich e Mirabelli, potrebbero avere fatto mancare l’appoggio a Pagliari». Smentisce il capoguppo del Pd, Luigi Zanda: «Oggi a questo inedito fronte si sono aggiunti pezzi di maggioranza. Certamente non del Pd». Più defilati i due bersaniani, Migliavacca e Lo Moro, che hanno votato con le opposizioni. Mentre Bruno Mancuso (Ap) avrebbe mostrato a Roberto Calderoli (Lega) la foto della scheda con il nome di Pagliari. Un’altra sintesi la fa Pierluigi Castagnetti, democristiano di lungo corso vicino al presidente Mattarella, che, dopo l’incidente, ha avuto al Senato un colloquio con Pagliari: «Non c’è strategia, c’è solo il gusto di colpire il candidato di Renzi...».
L’ira dei renziani