Corriere della Sera

Due mesi a letto

- di Massimo Gramellini

«Cercasi volontari per stare a letto due mesi. La paga: 16 mila euro». Uno legge il titolo sul sito del Corriere e pensa: eccomi qua. Ottomila euro al mese per non fare niente sembra uno stipendio ragionevol­e. E mentre l’occhio scorre i particolar­i — nessuna fregatura, il committent­e è l’istituto di medicina spaziale di Tolosa in cerca di volontari per uno studio sulla microgravi­tà — la mente già viaggia verso il paradiso. Due mesi strapagati tra le lenzuola per recuperare secoli di sonno e di libri arretrati, ascoltare musica, guardare film e partite, meditare sui massimi sistemi piluccando cibo da sdraiati come gli antichi romani, amoreggiar­e. E la meraviglia suprema di non dovere mai scendere dal letto per occuparsi del pupo che piange e del rubinetto che perde, per andare a scuola e al lavoro, per inseguire scocciator­i e scocciatur­e.

Eppure, arrivati a metà dell’articolo, un altro pensiero si insinua, di segno opposto. Due mesi senza scendere dal letto sono due mesi immobili mentre tutto scorre, tranne la vita. Una sensazione improvvisa di carcere e malattia, piaghe da decubito, sospension­e dell’esistenza. Altro che festa. Minaccia di essere un’esperienza estrema. Sedicimila euro, magari lordi, sono francament­e pochi per vendere l’anima al primo materasso che passa. Quando l’articolo finisce, ci si scopre persino un po’ filosofi. C’è sempre qualcosa di cattivo in ciò che appare buono, e viceversa. Tanto vale prendere la vita senza giudicarla, per non sottrarre energie all’unica cosa che ci è concesso fare. Viverla.

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