Corriere della Sera

Fabri Fibra, rapper estremo «Canto contro la mamma»

- Andrea Laffranchi

La mamma non si tocca. Figuriamoc­i in una canzone. Al limite la si celebra. L’unico a provarci era stato Eminem, ma in Italia si sa, siamo mammoni. A rompere il tabù è Fabri Fibra. Nel nuovo album «Fenomeno», esce venerdì, c’è una canzone in cui il bersaglio è sua madre. Nelle rime di «Ringrazio» si legge di botte ricevute «fino a quando non usciva il sangue» e «cattiverie per farmi male». Uno sfogo tenuto dentro anni. Una tensione che alla fine è esplosa. Con la forza delle rime in stile Fabri Fibra. È tutta la famiglia Tarducci a uscirne male. «Nessun aiuto» è per il fratello Nesli, esordi da rapper e oggi cantautore. «Preferisco i tuoi primi testi/ Non avevi tutta la pressione che adesso ti mette mamma/ E sentirti parlare d’amore un po’ mi stanca». «Lui mi ha sempre attaccato e io non ho mai risposto. Non potevo più non affrontare il problema».

E la mamma?

«Tipica situazione italiana: la famiglia schiaccia i ragazzi, i genitori cercano la propia realizzazi­one attraverso i figli e così si creano danni enormi e molte di quelle notizie che finiscono nei tg. Guarda quel ragazzo che si è suicidato dopo che la madre lo ha denunciato perché si faceva le canne. Io ho sempre vissuto male il fatto che in famiglia dovessimo salvare la facciata quando c’era la guerra mondiale in casa. La vita è un dono è non posso permetterm­i di tenere questa cosa dentro fino alla morte».

Eravamo abituati al Fibra che filtrava quello che vedeva attorno. In questo album si guarda molto dentro...

«Crescendo si tirano le somme. A 20 anni fai il bullo. A 30 dici adesso o mai più. A 40 anni metti tutto in prospettiv­a. Se sei un artista vero devi tirare fuori le palle, i sentimenti e il malessere che hai dentro. Se fai questo, come fecero Jim Morrison e Kurt Cobain, la musica diventa qualcosa di potente».

Nell’intro si chiede se valga ancora la pena rappare a 40 anni. Quindi?

«Te lo domandi quando passi tutto agosto in studio in una Milano deserta. O quando le critinon che arrivano a colpire la persona. Vale la pena perché i soldi ti permettono di andare via e non impazzire per la fama».

E lei è andato via?

«In California. Ho sentito le farfalle nello stomaco quando mi sono reso conto che, al supermerca­to, nessuno avrebbe il momento con un foto o un video».

Il 20 ottobre parte il tour, in questi giorni sono previsti quattro instore, selfie e autografi in cambio di un cd...

«Voglio metterci un po’ d’anima in questi incontri. Magari meno firme e foto e quattro chiacchier­e in più».

Chi è un «Fenomeno»?

«Quando avevo 20 anni il sogno di tutti era fare il calciatore o il cantante. Ma almeno erano lavori. Adesso che il lavoro c’è i ragazzi vedono che youtuber e fashion blogger guadagnano stando davanti a un obiettivo. Ecco i fenomeni».

La febbre da social non la contagia?

d A differenza dei vari Michele Bravi i rapper e gli indie cercano di spodestare chi c’è. Non lo fa Fedez, pagato dai vecchi della tv

«La violenza nelle strade è la reazione alla frustrazio­ne dal vedere sui social cose che non avrai mai. L’opulenza mostrata da Vacchi crea bullismo e risse nella vita reale. Il dover fare sempre bella figura crea ansia sociale. Raccontare la verità è un lusso. E l’arte è l’unico modo per farlo. La musica che non dice certe cose perde il proprio scopo».

Chi le dice certe cose?

«Tommaso Paradiso dei Thegiornal­isti (presenti in «Pamplona» ndr) riesce a dare magia a una serata in auto. Bassi Maestro fa venire voglia di dire cose. Adele ti fa innamorare e sognare. In loro sento la verità».

In «Red carpet» ironizza sulla nuova scena rap. Bocciati?

«I rapper di oggi non hanno contenuto perché hanno accettato la sconfitta della società e parlano solo di moda. Non credono più a nulla, del resto dopo 20 anni di Berlusconi non è rimasto nemmeno uno slogan. Dopo questa distruzion­e ci vorrebbe una leadership forte. Non basta Grillo. E non mi va bene nemmeno Renzi, arrivato al potere senza un voto. Però mi rivedo nella voglia di dare fastidio di questi rapper. A differenza dei vari Michele Bravi che non hanno idea di cosa fare ma si vedono bene a farlo e allora fanno quello che gli dicono i vecchi, i rapper (e i cantautori indie) sono self made man che cercano di spodestare chi c’è. Non parlo di Fedez che prende i soldi dai vecchi della tv, ma in ogni circo serve una scimmia che balla».

Però nei suoni del disco c’è anche la trap di questi ragazzi. Come mai?

«È il suono cibernetic­o del 2017, la colonna sonora di questo annientame­nto sociale che nasce dallo scontro fra la realtà della società e l’interazion­e dei social network. Come Jimi Hendrix lo era per la sua generazion­e».

All’interno di «Cronico» c’è un monologo di Saviano.

«Non rovino la sorpresa, ma ci metterà davanti a un bivio. In lui vedo la voglia di sporcarsi le mani».

d Una volta il sogno di tutti era fare il calciatore o il cantante: almeno erano lavori. Oggi i miti sono youtuber e fashion blogger

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 ??  ?? Protagonis­ta Fabri Fibra, vero nome Fabrizio Tarducci. Il 3 maggio sarà protagonis­ta di «Storytelle­rs» su Vh1, canale in chiaro di Viacom
Protagonis­ta Fabri Fibra, vero nome Fabrizio Tarducci. Il 3 maggio sarà protagonis­ta di «Storytelle­rs» su Vh1, canale in chiaro di Viacom
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